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Nicola Cospito (MNP) La crisi dell'euro: un'occasione di riscossa nazionalpopolare

(ASI) A distanza da dieci anni dalla introduzione dell'euro, dobbiamo registrare la negatività dell'esperienza della moneta unica per il nostro paese. Una negatività dovuta a molteplici cause che non è difficile individuare ma che possiamo sintetizzare nell'impoverimento generale della popolazione italiana.

 Mentre da molti osservatori è stato notato come all'euro sia mancata una adeguata guida politica capace di difendere la moneta dagli attacchi speculativi provenienti soprattutto da Oltreoceano, è un dato di fatto che l'euro non è diventato la moneta di riferimento economico che pure si auspicava. Basti constatare che in questi anni, gli europei hanno continuato a comprare il petrolio in dollari per capire che qualcosa non ha funzionato. A questo si aggiunge, la mancanza dell'adeguato controllo sui prezzi, responsabilità della qualcosa va addebitata anche e soprattutto nel nostro paese, alla superficialità e alla incapacità cronica dei governi, quello Berlusconi in testa perchè è stato in piedi più a lungo, che si sono nel frattempo succeduti.  Dal 2002 la inflazione reale che si è abbattuta sulle famiglie italiane è stata molto superiore a quanto dichiarato ufficialmente, si calcola del 30/35 %, cui non è corrisposto un adeguamento degli stipendi, anzi...Lo scambio un euro/mille lire è stato lo scambio reale che ha vanificato il valore della moneta unica, quantificato in 1936,27 e così fissato dai soloni di Bruxelles. I prezzi al dettaglio sono lievitati a dismisura senza che nulla fosse fatto per impedirlo. Basti considerare i prezzi degli alimenti, un litro di latte ad esempio, se nel 2011 costava poco più di 1.200 lire, oggi costa  in euro 1,49/1,54, vale a dire circa 3.000 lire. E che dire della speculazione edilizia che in modo ottuso con i suoi prezzi stellari  ha bloccato le vendite o delle assicurazioni che hanno raddoppiato le tariffe ? Lo strangolamento delle famiglie italiane ha bloccato i risparmi e anche questo oggi influisce sul mancato acquisto dei titoli di Stato. Molti italiani sono ormai alla sopravvivenza e migliaia e migliaia di aziende hanno dovuto chiudere e chiuderanno, come annunciato, nelle prossime settimane. Il 2012 si apre infatti per molti lavoratori con l'incubo del licenziamento. Qui cade la dimostrazione del fallimento insieme alla moneta unica, del liberismo economico che ha lasciato campo libero alla globalizzazione e al dio Mercato, rendendolo una giungla. Se fossimo stati noi al governo, intendo noi nazionalpopolari, le cose sarebbero andate diversamente, in primis perchè avremmo messo in atto tutti i provvedimenti utili a mantenere l'economia sotto il controllo della politica, in secondo luogo perchè avremmo impedito in ogni modo le speculazioni finanziarie con una politica bancaria accorta e avveduta. Senza contare che avremmo limitato le importazioni per tutelare il lavoro italiano e di conseguenza avremmo impedito le delocalizzazioni riducendo la pressione fiscale sulle aziende. Avremmo investito in modo massiccio nell'agricoltura e nelle biotecnologie favorendo anche la nascita di cooperative giovanili  come pure  nel settore delle energie rinnovabili per raggiungere una reale indipendenza energetica. Questi provvedimenti, uniti ad un taglio netto degli elefantiaci costi dei partiti, dei parlamentari, delle loro clientele nazionali e locali, avrebbero consentito un futuro diverso ai cittadini italiani all'insegna di una equità fiscale e di una redistribuzione della ricchezza. Questo è quanto gli italiani devono sapere  per imparare a conoscerci per quello che siamo davvero: autentici e disinteressati patrioti, animati da una inestinguibile sete di giustizia sociale. Ed è così che ci presenteremo e che saremo in campo in questo 2012 che ci deve vedere e ci vedrà protagonisti.

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