(ASI) Sciopero per chiedere “un cambio radicale della manovra nel segno dell'equità”. A distanza di una settimana dallo sciopero generale di tre ore di tutti i settori privati è oggi la volta dei lavoratori del pubblico impiego, della scuola, dell'università, della ricerca che insieme ai lavoratori delle Poste Italiane e dell'Energia incroceranno le braccia per scendere in piazza in occasione dei numerosi presidi in programma in tutta Italia.
“Chi paga la manovra? I soliti noti!”. Dietro questo striscione esposto in piazza Montecitorio centinaia di lavoratori stanno manifestando in queste ore, perchè, come dichiarato dal Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, “la situazione è grave, ma la ricetta giusta non è quella di Monti”.
In particolare, per il settore della conoscenza, avverte il leader della FLC CGIL, Domenico Pantaleo, non è previsto nessun intervento: “non si possono penalizzare ulteriormente i lavoratori di questo settore e per questa ragione vogliamo certezze circa i rinnovi dei contratti nazionali, la possibilià d'esercitare la contrattazione senza i vincoli assurdi della legge Brunetta e vogliamo la stabilizzazione dei precari”.
Tra le motivazioni dello sciopero di quest'oggi, dichiara il Segretario Generale della FP CGIL, Rossana Dettori, non solo le pensioni ed il contratto nazionale, ma anche la difesa dei servizi pubblici, perchè spiega “i servizi pubblici non sono differenti dai lavoratori”.
I sindacati ribadisco la necessità di modificare il testo della manovra durante l'iter parlamentare al fine di ottenere, dichiarano “ una riforma della previdenza che non sia scaricata sulle spalle di lavoratori e pensionati; misure che colpiscano per la prima volta evasione e grandi patrimoni; una riforma fiscale che alleggerisca la tassazione sui redditi da lavoro dipendente e da pensione; una riqualificazione della spesa pubblica che consenta di trovare le risorse per la crescita; il rinnovo dei contratti; l'eliminazione degli ulteriori tagli alle autonomie locali per difendere il welfare locale e la sanità; una ristrutturazione delle istituzioni centrali e locali che eviti affrettate operazioni mediatiche e ragionieristiche, come nel caso delle province o degli enti previdenziali (vedi super-Inps), finalizzata a garantire la tenuta occupazionale e a migliorare i servizi”.