(ASI) L'applicazione anche ai docenti di una procedura che prevede, come per qualsiasi lavoratore del settore pubblico, il superamento di un quiz a risposta multipla non può che lasciare perplessi, anche per il taglio delle domande proposte talvolta con percentuali di bocciati pari al 90%”, è quanto scrive in una nota Laura Scalfi, membro della Direzione Nazionale di Azione con delega alla scuola.
“Valutare un docente in base alla conoscenza di una specifica nozione o di una singola norma amministrativa -prosegue- non rende giustizia al ruolo che è chiamato a svolgere nell'ambito della comunità. C'è bisogno di persone che, oltre a sapere, sappiamo trasmettere questo sapere e sappiano interagire con il capitale più prezioso di qualsiasi società: gli studenti. Le prove, quindi, dovrebbero essere maggiormente in linea con ciò che un potenziale insegnante dovrà poi effettivamente fare in un'aula scolastica. Serve una modalità di selezione che preveda un anno di prova, su competenze disciplinari e didattica della disciplina con valutazione da parte di soggetti terzi esterni all’istituto, dipendenti dal MIUR”, incalza Scalfi, “e serve anche ripensare alla formazione iniziale dei docenti perché chi approda a scuola non ci arrivi per seconda o terza scelta ma per un percorso consapevole che lo prepari adeguatamente come è per altre professioni. Le lotterie -continua- non sono lo strumento per dare qualità e dignità alla professione docente. Nelle nostre scuole non abbiamo bisogno di risponditori automatici di nozioni, non servono ai nostri ragazzi insegnanti così. Valutiamo diversamente chi vorrebbe svolgere quella che è a mio avviso una delle professioni più importante al mondo”, conclude.