(ASI) Roma, - “Era il 1935 quando è stata introdotta la prima accise sul carburante di 0,1 centesimi per sostenere la guerra d’Abissinia. Si aggiungessero 1,9 centesimi nell’anno successivo per finanziare il conflitto in Etiopia. Nei decenni successivi molti altri eventi hanno giustificato l’introduzione di nuove accise che hanno reso l’Italia uno dei Paesi in cui il carburante ha il costo più alto per gli utenti.
La crisi di Suez, il disastro del Vajont, l’alluvione di Firenze, i terremoti di Belice, Friuli e Irpinia e le più recenti missioni in Libano e poi in Bosnia sono stati tutti eventi che hanno portato all’introduzione di nuove accise e alla crescita inesorabile del prezzo del carburante. Dopo due anni di restrizioni delle libertà individuali, di sacrifici economici e dopo solo un breve accenno di ripresa, non possiamo accettare che l’inizio del conflitto militare in Ucraina e le sue inevitabili conseguenze non solo rendano vano ogni sforzo di natura socioeconomica, ma che arrestino ogni possibilità di crescita creando il rischio imminente di una stagflazione tra le più gravi mai conosciute.
Lo spettro di una guerra più vasta e la carenza di materie prime, specie in ambito energetico, trasmettono ai mercati un moto di sfiducia diffuso, che si sta ripercuotendo già da subito sull’economia reale. Abbiamo conosciuto in questi ultimi due decenni le conseguenze di diverse crisi finanziarie e speculative che non avevano origine da particolari ragioni empiriche come in questo caso. Oggi, al contrario, l’aumento dei prezzi di alcuni prodotti come carburanti ed energia sono prevedibili e nostro malgrado inevitabili. È un dovere quindi quello di agire. Pertanto, come nel nostro spirito autenticamente liberista non pretendiamo l’istituzione di misure ulteriori che iniettino artificiosamente, come del dopping, fondi pubblici sul mercato attraverso l’aumento della spesa pubblica, bensì ci appelliamo allo Stato affinché elimini una volta per tutte imposte, tasse e accise come quelle sui carburanti, che non hanno alcuna ragion d’essere e sono oggi più che mai il vero danno all’economia reale, alla concorrenza in Europa e a ogni chance di sviluppo e ripresa economica. Chiediamo, in particolare, al Governo, al Parlamento e a tutte le forze politiche che si riconoscono nella nostra visione in materia di politica economica di adoperarsi immediatamente affinché le assurde e incomprensibili accise sui carburanti vengano rimosse o quanto meno sospese, auspicando inoltre che vengano promosse rapide politiche di riduzione della complessiva, asfissiante pressione fiscale di cui sono vittime cittadini e imprese. Sosterremo ogni sforzo in tal senso” - Così Alessandro Bertoldi, Direttore Esecutivo Istituto Milton Friedman Institute.