(ASI) Roma - "Le mutilazioni genitali femminili rappresentano una forma diversa di violenza di genere, almeno per un aspetto: non sono gli uomini bensì le stesse donne a provocarla su altre donne. Le MGF sono un dramma che annienta tante persone, anche nel nostro Paese. Una statistica condotta dall'Università di Milano Bicocca rivela che il 35,7% delle donne che in Italia ha subito mutilazioni genitali giustifica questa pratica per tradizioni culturali o per accettazione sociale. E' chiaro che c'è un grosso lavoro da fare proprio sul piano culturale. Servono investimenti nella formazione, nella consapevolezza collettiva. L'esperienza delle campagne sul 1522, il numero antiviolenza e stalking, ci dimostra che al crescere della comunicazione e informazione su questo fondamentale strumento a disposizione delle donne, aumentano le richieste di aiuto. Questo significa una cosa in particolare: non bisogna mai stancarsi di promuovere occasioni di dibattito e sensibilizzazione sulle mutilazioni genitali femminili. Ad esempio, esiste un numero d'emergenza anche contro questa violenza intima, è l'800 300 558. Serve veramente uno sforzo collettivo affinché si possa sempre più ridurre la diffusione di una pratica disumana come le MGF".



