(ASI) Il conflitto in Etiopia è a un punto critico. Il rischio per l’Italia è che le violenze dilaghino a livello regionale. Dopo la preghiera mariana, Francesco ha ricordato la situazione di estrema tensione nel Corno d'Africa attraversato da una grave crisi umanitaria per il protrarsi, da oltre un anno, della guerra che ha causato numerose vittime e si è acuita in questi ultimi giorni.
Dopo l'Angelus da Piazza San Pietro, Papa Francesco ha espresso preoccupazione per le notizie che giungono dall’Africa , in particolare dall'Etiopia "scossa da un conflitto che si protrae da più di un anno e che ha causato numerose vittime e una grave crisi umanitaria". Il Pontefice ha invitato tutti alla preghiera per quelle "popolazioni così duramente provate" rinnovando il suo appello "affinché prevalgano - ha detto - la concordia fraterna e la via pacifica del dialogo".
Gli appelli internazionali per raggiungere una soluzione di cessate il fuoco in Etiopia sono cresciuti negli ultimi tre giorni, mentre le forze del Tigray People’s Liberation Front (Tplf) e i loro alleati hanno esercitato più pressione sulle aree centrali del Paese e il primo ministro Abiy Ahmed prepara la difesa e una controffensiva che potrebbe avere esiti umanitari devastanti – “li seppelliremo nel sangue”, ha commentato l’ex premio Nobel per la Pace a proposito dell’avanzata dei ribelli.
Il Tplf è ora a soli 160 chilometri dalla capitale Addis Abeba, pronto a combattere le forze governative fino alla capitale.
Le autorità etiopi hanno definito impotente l’alleanza di nove gruppi anti-governativi annunciata oggi per combattere le forze federali ed i loro alleati. I gruppi di ribelli tuttavia hanno organizzato delle offensivi efficaci, nonostante vengano declassate dal Governo.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia