(ASI) Roma – “La data di oggi passerà nella storia, perché è l’ultimo giorno di volo di Alitalia, noi avremmo voluto che ciò avvenisse per la rinascita di una compagnia di bandiera vera, seria, al servizio del Paese, della mobilità dei cittadini all’interno e verso il mondo, per questo obiettivo abbiamo lavorato e continueremo a lavorare”.
Così il segretario generale Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, e il segretario nazionale Ivan Viglietti denunciano in una nota.
“Purtroppo - spiegano - le decisioni del governo le posizioni vessatorie dell’Europa, che il governo ha accettato supinamente, hanno trasformato questo progetto in una azienda piccola, costretta a competere in un mercato sregolato, caratterizzato da una concorrenza sleale, senza una flotta adeguata, dovendosi, inoltre, conquistare marchio, handling e manutenzione, 3 asset indispensabili.
Si comprende bene che si tratta di una situazione di estrema penalizzazione, a tutto ciò si aggiunge un approccio incomprensibile del management nei confronti dei lavoratori: dall'applicazione di un regolamento aziendale pesantemente penalizzante rispetto al ccnl, alla mortificazione delle professionalità, al reperimento di personale attraverso chiamate ai singoli lavoratori, tutto questo in un'azienda di proprietà dello stesso Stato che emana le norme per imporre il rispetto del contratto a tutti tranne che a se stesso.
Abbiamo combattuto per la tutela di tutti i 10500 lavoratori di Alitalia, per il rispetto del contratto nazionale, per l'ottenimento degli ammortizzatori sociali necessari per accompagnare il riassorbimento delle persone nei cinque anni di piano industriale, lo stiamo chiedendo in tutte le sedi possibili, siamo in mobilitazione con le lavoratrici e i lavoratori da quasi 50 giorni ormai, chiedendo interlocuzione istituzionale ma abbiamo spesso registrato un imbarazzante silenzio assordante da quasi tutte le Istituzioni competenti coinvolte.
Noi non siamo contro compagnia di bandiera - continuano i due segretari Uiltrasporti - anzi, ne abbiamo sostenuto il progetto fin dal primo giorno quando il Presidente Conte lo inserì nel decreto rilancio, con un finanziamento di 3 mld, ma quel disegno di piano industriale che rilanciava la compagnia, è stato stravolto, si sta trasformando in un incubo. Se non si inverte immediatamente la rotta, si rischia di lasciare per strada migliaia di persone sia di Alitalia che dell'indotto, di privare il Paese di un asset industriale fondamentale che è invece vitale dell’economia di tutti i grandi Paesi industrializzati, facendo un favore enorme ai competitors europei, con un prezzo che l'economia italiana ed il Paese rischiano di pagare caro, sia in termini di competitività che di occupazione.
Per noi, quindi, oggi non è la fine di Alitalia ma è l'inizio della battaglia affinché ITA diventi veramente la nuova compagnia di bandiera dotata di ali per volare. Lo dobbiamo alla storia di Alitalia, alla storia dell'Italia, del Paese, ai cittadini e alle migliaia di lavoratrici e lavoratori che hanno dedicato la loro vita e continueranno dedicarla per far volare il tricolore sui cieli del mondo” - concludono.