Merlino, presidente Comitato 10 Febbraio e Cace, Presidente Associazione Nazionale Dalmata “Abbiamo incaricato i nostri legali di denunciare ai sensi della Legge Mancino gli autori di questo ignobile gesto ”.
(ASI) Ieri, domenica 18 luglio 2021, si è svolta a Genova la commemorazione del ventennale del G8, un evento drammatico che vide la città sconvolta da scontri violentissimi che portarono a un morto e a numerosissimi arresti fra i partecipanti e a condanne anche fra le forze dell’ordine. Una ferita ancora aperta per la città della Lanterna.
Il corteo, che ha sfilato per le vie di Genova, era aperto da uno striscione nel quale era scritto lo slogan "No Foibe, No Party" gravemente offensivo e derisorio nei confronti dei martiri delle foibe, migliaia di italiani massacrati dai partigiani comunisti slavi al confine orientale d’Italia.
Sulla vicenda intervengono, con parole di fuoco, il presidente nazionale del Comitato 10 Febbraio, Emanuele Merlino e la Presidente dell’Associazione Nazionale Dalmata, Carla Isabella Elena Cace,
“Sono sempre gli stessi – dichiarano Merlino e Cace – nemici dell’Italia ed eredi di quella ideologia comunista che, lontano da ogni ideale di giustizia sociale, fu motivazione insanguinata per l’uccisione di milioni di innocenti in tutto il mondo. Invece di chiedere scusa e riflettere su una strage di quelle dimensioni e sul conseguente esodo di 350 mila italiani costretti a fuggire da terre italianissime, ancora nel 2021 i nipotini di Tito e Stalin si permettono di offendere la memoria dei martiri delle foibe.
Non possiamo accettare che passino sotto silenzio queste dimostrazioni di intolleranza nei confronti degli italiani vittime del regime dittatoriale di Tito.
Gettare persone ancora vive in una foiba, in guerra ma anche a conflitto ampiamente finito, non fu "giustizia" ma, per citare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole."
Gli autori di questo gesto criminale devono essere identificati e processati in base alla legge Mancino che, ai sensi dell'art 604 bis del codice penale, punisce: l'apologia di crimini di guerra e contro l'umanità fra i quali è, ovviamente, ricompresa la pulizia etnica.
Per questo motivo – concludono Merlino e Cace - abbiamo dato mandato ai nostri avvocati di denunciare, proprio ai sensi della legge Mancino, gli autori di questo gesto ignobile.
Lo chiedono le migliaia di italiani che fecero una morte orrenda e che ancora oggi sono insultati e derisi da personaggi la cui ideologia è stata sconfitta dalla storia.”