(ASI) "È notizia di ieri che ai 400 lavoratori della Embraco-Acc, azienda del tessuto Piemontese di Riva di Chieri è stata recapita la lettera di licenziamento da parte del curatore fallimentare.
Nella lettera si legge quanto segue: 'Come Le è noto, stante l’approssimarsi del termine della cassa integrazioni guadagni straordinaria per crisi per cessazione dell’attività, autorizzata sino al 22 luglio 2021 con Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 108658 del 21 dicembre 2020, la curatela si è vista costretta ad avviare la procedura di licenziamento collettivo ai sensi degli arti. 4 e 24 della Legge n. 223 del 23 luglio 1991. Detta procedura, esperita nei termini e con le modalità dil legge, s è esaurita lo scorso 26 aprile 2021 con la conferma dei provvedimenti e l’impossibilità di ricorrere a misure alternative. In virtù di quanto sopra, mio malgrado.
Le comunico il recesso dal rapporto di lavoro ai sensi dell’art. 4, comma 9, della summenzionata Legge 223/91, a far data dal 22 luglio 2021.’ Nulla è valso ai dipendenti scendere in piazza sabato 1° Maggio per chiedere al governo di affrontare questa situazione ormai drammatica. Nonostante le promesse del ministero del Lavoro, per il momento, non si è nemmeno concretizzata per gli operai la possibilità di usufruire della cassa Covid. Una situazione drammatica che non è certo nuova, sono infatti tre anni che gli operai attendono una soluzione che non arriva. Una piena testimonianza di un governo alla deriva che non ha alcun interesse ad attuare una politica industriale volta a ricomporre nel nostro Paese quel tessuto produttivo che ci ha contraddistinto per molti anni. Una classe politica completamente annichilita, al servizio delle banche e dell’Europa che non fa nulla per arginare questo fenomeno di desertificazione industriale ormai arrivato al capolinea anche con le ultime realtà produttive.
Non più tardi del 31 marzo scorso, la Elica S.p.a multinazionale di Fabriano, leader mondiale delle cappe aspiranti, quotata in Borsa nel segmento Star, comunicava la chiusura di uno stabilimento a Cerreto d'Esi (Ancona) con quattrocento esuberi su 600 dipendenti ed il trasferimento delle linee produttive a maggiore standardizzazione nello stabilimento di Jelcz-Laskowice in Polonia. Il 29 aprile scorso veniva inoltre aperta la procedura di mobilità per i 537 dipendenti della Indelfab, ex JP Industries, di Fabriano (Ancona), che aveva a suo tempo rilevato parte della ex Antonio Merloni.
Un disastro sociale ed una desertificazione del tessuto industriale, che nasce dalla mancanza (ormai ventennale) di una politica industriale volta ad attrarre nuovi investitori ed a consolidare i rapporti con quelli esistenti. Di contro si preferisce allontanare imprenditori ed investitori grazie una pressione fiscale e burocratica crescente ed asfissiante, messa in atto da una classe politica che cura solo i propri interessi. D’altro canto cosa possiamo aspettarci dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando (nominato da Draghi) se non la continuità della solita linea politica. Come scrisse Repubblica è il classico figlio dell'apparato post-comunista che ha scalato tutti i gradini del partito fino a diventare vicesegretario del Pd, cresciuto nella scuola di Napolitano e Violante, ministro dell'Ambiente con Letta premier e poi Guardasigilli sia con Renzi sia con Gentiloni. In pratica un giro di poltrone non indifferente."
Lo dichiara in esclusiva con una nota ad Agenzia Stampa Italia (ASI) il Coordinatore Nazionale del Movimento Italia nel Cuore (MIC) Mauro Tiboni.