(ASI) Il Presidente del Consiglio è colui che rappresenta il Popolo italiano e ne tutela i suoi diritti costituzionali. Nel momento in cui pone alla base presupposi di cessione della sovranità del Paese per acquisire un'inesistente “sovranità condivisa”, oltretutto ad un'entità terza di tecnocrati, non può essere considerato il Presidente del Consiglio degli italiani.
Non è altro che un soggetto estraneo al Paese che parla in sfregio alla Costituzione ed al suo popolo. La sovranità non può essere né ceduta né condivisa: diversamente siamo una colonia. Nel lessico il termine “colonia” intende un complesso di persone che si trasferiscono volontariamente o per iniziativa della madrepatria in un dato territorio per abitarlo, coltivarlo e civilizzarlo. Dopo la II guerra mondiale, potenze coloniali, quali Gran Bretagna, Francia, Belgio e Paesi Bassi, spinte da crescenti rivendicazioni hanno dovuto concedere l’indipendenza alle loro colonie. Il discorso d’insediamento al Senato di Mario Draghi, su cui ci siamo già espressi, di una gravità inaudita, ci porta in questa direzione.
Una direzione in cui l’Europa (non intesa come area geografica ma come entità tecnocratica e finanziaria) dopo aver acquisito il controllo delle economie dei Pesi aderenti (espropriandoli della propria moneta) punta al loro pieno controllo. "Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa”, ancor “dobbiamo condividere la prospettiva di unione europea sempre più integrata che approderà ad un bilancio pubblico”, sono dichiarazioni che non lasciano spazio ad alta interpretazione.
Draghi parla di "sovranità condivisa” concetto che nelle istituzioni Europee non esiste. Questa non è altro che un’espressione artificiosa adottata per traghettare definitivamente il Paese nelle mani dell’Europa, e trasformare l’Italia in una colonia. Il disegno è chiaro, tutto riconduce al concetto di “colonia moderna”, ovvero uno Stato depotenziato intraeuropeo, dove un organo centrale impone una propria forma di governo e la sfrutta nel suo interesse.
L'elemento fondante è costituito dalla sudditanza della "Italia colonia" allo Stato centrale che è l’Europa, dove l'attività di quest'ultima, è volta a provvedere all'ordinamento del suo governo e dei suoi i rapporti giuridico-politici. Si tratta quindi di trasformare l’Italia in una colonia retta da organi istituiti dallo Stato colonizzatore, che in questo caso è l’Europa. Si decreta così di fatto la fine Repubblica e della sovranità nazionale che è in capo al popolo, come recita l’articolo 1 della nostra carta costituzionale: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Draghi e tutta la classe politica va esautorata dal ruolo Parlamentare.”
Lo dichiara con una nota il Coordinatore Nazionale dell’Organizzazione Politica Italia nel Cuore (MIC).
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