(ASI) La partita a poker a Palazzo Chigi ha per il momento decretato un vincitore: Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva, nonostante il suo bassissimo consenso popolare, ha praticamente fatto cadere Giuseppe Conte.

Lo stesso Renzi che nell’estate del 2019 ingabbiò Salvini, facendosi da tessitore dei rapporti tra il PD e il M5S, tolse i “pieni poteri” all’allora Ministro dell’interno nella folle estate del Papete Beach per darli a Conte, fin o a quel momento una sorta di mediatore fra Salvini e Di Maio. Conte, però, è cresciuto soprattutto in consenso popolare, divenendo il vero competitor per Renzi e la nuova persona da “rottamare”. Così dopo diversi scontri, ha messo in atto la sua trappola e  ha dato inizio a una crisi per molti senza senso, ma che per Renzi aveva un piano già ben chiaro: un governo istituzionale con a capo Draghi e Conte invece fuori da tutto.

L’ex premier fiorentino ha fatto bene i suoi conti, ha tenuto serrati di ranghi i suoi, dopo aver fatto dimettere le sue ministre e Scalfarotto da sottosegretario. Con la maggioranza relativa, nonostante i Ciampolillo della situazione, Conte si è visto sotto assedio, ma Renzi aveva fatto i conti che gli argini di Forza Italia avrebbero retto in vista proprio di quel comune progetto con a capo Draghi. Così il “senatomercato” è stato come il calciomercato di gennaio: molto povero e senza botti. Con un primo round a suo favore, Renzi attendeva la svolta, servita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha incaricato Roberto Fico e non Giuseppe Conte di fare un mandato esplorativo. A quel punto nonostante le proposte indecenti del M5S e del PD, Renzi ha giocato ora al rialzo ora al ribasso, creando il caos e costringendo Fico a tornare senza risultati. Nuovo giro di consultazioni? No, tutt’altro, Mattarella ancora una volta ha dato ragione alle aspettative di Renzi e ha dato l’incarico al tanto desiderato Mario Draghi.

Fino a qui la partita politica di Matteo Renzi è stata perfetta: ha fatto cadere Conte, ha rovinato i rapporti tra M5S e PD, ha fatto ottenere l’incarico a Mario Draghi, che determinerà una probabile spaccatura anche a destra. Ma manca ancora un tassello, che potrebbe segnare il capolavoro o la caduta rovinosa di Renzi: la fiducia. Convinto che tutti i partiti moderati lo appoggeranno e così anche il PD, che vede quanto mai una scissione fra leadership ed elettorato, Forza Italia con cui Renzi ha flirtato ed è stato il silente alleato nell’operazione Draghi, i contrari saranno il M5S, Fratelli d’Italia. E la Lega? Paradossalmente i due Mattei nemici potrebbero trovarsi incredibilmente alleati. Giorgetti è un forte sostenitore di Draghi e sta cercando di ammorbidire la linea di Salvini che vede nel voto l’unica soluzione possibile. La prospettiva di essere un partito di maggioranza e di rimandare il M5S all’opposizione intriga, ma tutto ciò fino al punto di allearsi in un comune progetto portato avanti da Renzi? Oppure si riformerebbe l’asse gialloverde che ha visto iniziare questa legislatura e insieme la porteranno a termine con Fratelli d’Italia a sostegno? Sarà un nuovo Conte contro Salvini in campagna elettorale o un Draghi con ai lati i due Mattei? Salvini si ritrova così ancora una volta ago della bilancia solo che se voleva andare a tutti i costi alle elezioni a suo discapito nell’estate del Papete Beach, stavolta può essere quello che le impedirà. Salvini se negherà il voto di fiducia a Draghi, sarà lui a “rottamare” così Renzi, che sarebbe condannato dal popolo, in caso opposto lo stesso Salvini, con la fiducia a Draghi, decreterà la vittoria politica dell’altro Matteo e così i due Mattei saranno due facce della stessa medaglia. In nome del bene comune? O per rispedire il professor Conte a Firenze?

 

 

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