(ASI) È allarme rosso per l’economia in Italia. Da gennaio è entrata in vigore la nuova norma sulle regole europee in materia di classificazione dei debitori in “default” (ovvero, in stato di inadempienza di un’obbligazione verso la banca) stabiliscono criteri e modalità più stringenti rispetto a quelli finora adottati dagli intermediari finanziari italiani.
Le nuove regole in materia di default devono essere applicate non solo dalle banche, ma anche da tutti gli intermediari finanziari non bancari, che esercitano il servizio di concessione di finanziamento sotto qualsiasi forma (es. società di leasing).
Le disposizioni attualmente vigenti prevedono l’automatica classificazione in default delle imprese che presentano arretrati di pagamento rilevanti per oltre 90 giorni consecutivi sulle esposizioni che esse hanno nei confronti della propria banca.
Le principali Associazioni di rappresentanza delle imprese – Alleanza delle Cooperative Italiane (AGCI, Confcooperative, Legacoop) CIA-Agricoltori Italiani, CLAAI, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confedilizia, Confetra, Confimi Industria, Confindustria e Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) – e l’ABI hanno definito una guida sulle nuove regole europee in materia di definizione di default che le banche potranno iniziare ad applicare a partire dal mese di giugno e comunque entro il termine del 1 gennaio 2021.
Con le nuove regole si specifica che per arretrato rilevante si intende un ammontare superiore a 500 euro (relativo a uno o più finanziamenti) che rappresenti più dell’1% del totale delle esposizioni dell’impresa verso la banca. Per le persone fisiche e le piccole e medie imprese con esposizioni nei confronti della stessa banca di ammontare complessivamente inferiore a 1 milione di euro, l’importo dei 500 euro è ridotto a 100 euro.
Il centro studi di Unimpresa, rappresenta, micro, piccole aziende italiane. Secondo le sue stime il settore delle banche dell’Italia, è molto penalizzato. A farne le spese ovviamente sono le stesse società con i dirigenti o direttori. La crisi economica legata al Covid-19 ha dunque penalizzato interi settori economici. È sempre Unimpresa a sottolineare che: “ cambia il significato di rilevanza del pagamento arretrato”. Vi era dunque in passato la possibilità per i gestori di impresa di muoversi in maniera flessibile nel settore bancario. Quello che si vuole sottolineare sono le mancanze di “manovra” degli istituti di credito, che sono anche essi fortemente indeboliti dalla recessione. Il centro studi dichiara inoltre : “ urge la necessità di armonizzare gli ordinamenti bancari,in effetti assai diversi tra loro. Occorre un level playing field ovvero una ottimizzazione del sistema delle linee di credito.” Tutto ciò per favorire le imprese che sono in difficoltà. In effetti la stretta dell’Unione Europea sui conti correnti sta minando l’economia mettendola in difficoltà. Il Presidente dell’ Abi, Antonio Patuelli dichiara : “Ora le banche devono avvertire famiglie e imprese, rinviare l’entrata in vigore delle regole anti default. Questo quando si avvicina il rischio di un blocco di credito.”
Il senatore di Fratelli di Italia, Alfonso d’Urso, vicepresidente del Copasir dichiara : “ Oggi in pieno lockdown entrano in vigore le nuove regole europee sul credito che rappresentano una “bomba atomica” per il Sistema Italia. A nulla sono valsi gli appelli di imprese e banche, Confindustria e Abi, a nulla le proteste delle associazioni civiche e i nostri ripetuti allarmi. L’ho denunciato più volte anche nell’Aula del Senato ma il governo è rimasto silente e la Banca d’Italia supina con i dettami della BCE. Ora basta sforare di 100 euro (500 se imprese) per 90 giorni, superando appena l’1% dell’affidamento per finire in default! Una follia”.
“Basta con regole da usurai che strozzano cittadini, famiglie e imprese! Persino il Copasir aveva lanciato l’allarme nella sua recente relazione sul sistema bancario, anch’essa senza riscontro. Se il Parlamento intende intervenire può ancora farlo, approvando il mio disegno di legge che comunque consente almeno di liberare dal gioco chi ha pagato il prezzo più alto della precedente ondata di crediti deteriorati. Gravissimo che le nuove norme siano poste in vigore mentre centinaia di migliaia di imprese e milioni di posti di lavoro sono a rischio in piena emergenza sanitaria e sociale”.
Mauro Tiboni coordinatore nazionale di Italia del cuore (MIC), si espone dicendo : “Sono a rischio 15 milioni di famiglie italiane, non bastavano le false promesse di questo Governo in era Covid a mettere sul lastrico le piccole e medie imprese italiane, alle quali si aggiungono professionisti, partite iva, ecc. ora ci si mette anche l’Unione Europea. Questa nuova norma non è altro che l’ennesima mannaia imposta da questa finta Unione Europea, un vincolo che obbliga il correntista al rientro immediato dallo sconfinamento e l’impossibilità di chiedere ulteriori prestiti, mutui e finanziamenti. Mentre prima l’iscrizione al CRIF avveniva solo per il mancato pagamento delle rate di un mutuo o di un finanziamento, ora con le nuove regole dell’Autorità Bancaria Europea recepite dai nostri governanti sarà estesa a tutti gli altri pagamenti incluse le utenze (energia, gas, acqua, telefono, Pay tv e quanto altro caricato con RID bancario sul conto). “Una norma questa dell’Autorità Bancaria Europea che appare iniqua e lesiva dei diritti dei consumatori, specie in questo momento in cui milioni di famiglie versano in difficoltà economiche, e basta una spesa imprevista per portare a sconfinamenti sul conto, afferma il presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele”. Sono 15 milioni le famiglie italiane a rischio insolvenza a causa di queste nuove regole, alle quali si aggiungono migliaia di imprese che rischiano il default.
Indebitamento imprese. Paolo Capone, Leader UGL: “Situazione esplosiva. Fondamentale prolungare periodo di rimborso ed erogare maggiore liquidità”
Al contrario di quanto avvenuto in altri Paesi europei, il nostro Governo ha incentivato il ricorso al debito invece di prevedere cospicui finanziamenti a fondo perduto a favore delle aziende che ora si trovano strette nella morsa dei pagamenti. La situazione appare ancor più preoccupante considerate le nuove norme europee in materia di identificazione di posizione in default e di crediti deteriorati. Una polveriera pronta a saltare con ripercussioni occupazionali devastanti se non si adottano misure tempestive, in primis un prolungamento del periodo di rimborso in particolare per quanto riguarda i debiti di emergenza contratti nel 2020. Occorre altresì intervenire implementando l’erogazione di liquidità per dare ossigeno all’intero tessuto produttivo in ginocchio, riducendo un carico fiscale ormai insostenibile al fine di sostenere la crescita e la patrimonializzazione, salvaguardando al contempo i posti di lavoro.” Lo ha dichiarato Paolo Capone, Segretario Generale dell'UGL, in merito all’allarme lanciato dal Centro Studi di Confindustria sull’elevato livello di indebitamento delle imprese.
Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli chiede un ulteriore sforzo al governo e all’Europa per “rendere flessibili anche altre normative” del settore bancario “pensate e decise ben prima della pandemia”. Parlando all’esecutivo dell’Abi nel quale ha partecipato anche il ministro degli Affari Europei Vincenzo Amendola ha chiesto la riforma del “calendar provisioning” “che tende ad irrigidire l’erogazione del credito ed a scoraggiare i prestiti bancari a imprese e famiglie in una fase in cui le Istituzioni europee ed italiane incoraggiano, invece, nuove possibilità di finanziamenti per la resilienza e il rilancio dell’economia” Va inoltre rivista “la nuova definizione di debitori “in default”.
Roberto Necci, Chairman di Investhotel Capital Partners afferma : “migliaia di imprese specialmente del settore alberghiero, sicuramente il più danneggiato dalla pandemia, anche per ritardi di poche centinaia di euro potranno trovarsi in una situazione estrema, tagliate fuori dal circuito del credito e con la richiesta di rientrare degli affidamenti concessi, purtroppo il nostro Paese al di là di quello che si vuole far credere non ha fatto buona informazione su questa problematica ed era auspicabile in un momento come questo andare in deroga all’applicazione di queste norme che non solo sono errate ma rischiano di far sparire interi settori dell’economia”.
Il quadro che si presenta è dunque agghiacciante. La crisi economica rischia di investire tutti i comparti economici. A risentirne in sintesi anche le organizzazioni bancarie. Il tutto va ad intaccare le linee di credito. Tra ritardi, e profonda recessione ci domandiamo se il Paese saprà rialzarsi nuovamente. A completare la oscura visione di insieme sono i dati Istat. Dall’Istituto Nazionale di Statistica, per più di due semestri sono giunti dati negativi per quanto riguarda i settori produttivi. Questo status va a colpire gli istituti bancari e non ultimi i cittadini. È sempre Unimpresa a sottolineare che : “Sulla questione dei conti correnti in rosso siamo stati inascoltati per oltre un mese. Da tempo, infatti, stiamo segnalando l’enorme problema relativo alle nuove regole europee sui conti correnti che vietano alle banche gli sconfinamenti bancari. Oggi, all’improvviso, se ne sono accorti tutti, dai politici alle altre associazioni delle imprese, delle stesse banche e dei consumatori. Ci fa piacere, anche se questo appello appare tardivo. Se si fossero uniti a noi nelle scorse settimane, probabilmente avremmo ottenuto, tutti insieme, risultati diversi. E invece dovremo fare i conti, salvo miracoli, con una novità che corre il rischio di tagliare le gambe a molte imprese e a molte famiglie, che usavano la flessibilità concessa dagli istituti di credito e i piccoli sconfinamenti “a debito” come forma alternativa e informale di finanziamento, spesso essenziale.
Un sostegno importante che verrà a mancare in un momento drammatico per l’economia, con il prodotto interno lordo in calo e l liquidità in costante diminuzione». Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Salvo Politino, a proposito delle nuove regole dell’Autorità bancaria europea in vigore dal prossimo 1 gennaio.” Il rischio per gli italiani è da non sottovalutare, ci aspettiamo delle risposte in merito alla questione delle linee di credito. L’incubo del tracollo finanziario aleggia ancora sulla popolazione.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia