La “Covid tax”, l’autogol del Pd

notasse(ASI) Sembrava in sonno il Pd, intendo nelle sue articolazioni di partito. Nicola Zingaretti, il segretario nazionale,  aveva lasciato il proscenio a Giuseppe Conte e ai ministri che hanno avuto da fare, e ancora di più avranno in futuro, in seguito a questa terribile pandemia.

Poi all’improvviso alcuni big (si fa per dire, naturalmente) tra cui Graziano Del Rio, capogruppo alla Camera, e Fabio Melilli della Commissione Bilancio, si svegliano improvvisamente, giusto in tempo per fare un autogol, l’ennesimo e clamoroso: vogliono una nuova imposta, come contributo di solidarietà, chiamata senza molta poca fantasia “Covid tax”. Un’altra imposta progressiva da pagare sulle dichiarazioni con redditi superiori agli 80.000 euro.

Ad essere colpiti sarebbero, secondo un calcolo fatto dal Corriere della Sera, 803.741 contribuenti; tutti coloro, appunto, che nell’ultimo modello fiscale hanno dichiarato da 80.00 euro a più di un 1.000.0000 di euro. Il tributo andrebbe da 110 euro a 54.000 euro l’anno. Il contributo complessivo, applicando a vari scaglioni le aliquote dal 4 all’8 %, sarebbe di un miliardo e 250 mila euro. Un altro colpo pesante alla classe media, più di due milioni di persone (elettori) considerando che ogni dichiarante abbia famiglia, ed una mossa disastrosa dal punto di vista elettorale perché fornisce agli avversari politici frecce avvelenate contro il Pd e contro il governo. E Dio solo sa se in questo momento servono altri argomenti per scatenare ulteriori accuse e polemiche. Tecnicamente, poi, non sarebbe esattamente una “patrimoniale”, come l’hanno chiamata il M5S e Iv che si sono detti, però, subito contrari, perché si calcola sul reddito e non sulla capacità di pagare del contribuente e cioè il patrimonio.

Ciò nulla toglie che aggiungere un’altra imposta ad una pressione fiscale già intollerabile, è una follia. E’ bene chiarire che io non sono in conflitto d’interessi: i redditi nella mia dichiarazione, non si sa perché passata sempre al setaccio, con scrupolosa diligenza, dall’Agenzia delle Entrate di Perugia, indicati nel mitico quadro RN, sono lontani anni luce da quel tetto minimo di 80.000 euro. Tuttavia, bisognerebbe spiegare a Del Rio e Melilli, che vorrebbero mettere questa nuova imposta, con un emendamento al decreto “Cura Italia”, che pensare ad un ulteriore tributo non è solo ingiusto, è anche amorale perché grava, ancora una volta, sul contribuente onesto. Ed è il caso di ricordare che tutti coloro che percepiscono una pensione, cosiddetta d’oro, già pagano un contributo di solidarietà. Mentre lo Stato sta a guardare e sopporta, con tanta inefficienza da sembrare più che impotenza complicità, un’evasione, scandalosa, che ammonta a 110/150 miliardi di euro l’anno.

E’ altresì bizzarro e contraddittorio, per non dire sgangherato, anche il modo di ragionare. Mentre si cerca disperatamente di trovare risorse (400, 500 meglio 1000 miliardi di euro) da dare ai cittadini prostrati, moralmente, psicologicamente ed economicamente, per fronteggiare una situazione generale disastrosa, nel contempo si pensa ad aumentare la pressione fiscale. Alcuni esponenti del Pd, forse, farebbero bene a rimanere in letargo. E quando si svegliano, pensino a tagliare, prima di tutto, i propri stipendi, somme enormi, ingiustificate e vergognose. I politici, siccome fanno fatica a capire tutto il resto, capiscano almeno questo: i cittadini onesti non ne possono più di mantenere e strapagare questo esercito infinito di mezzecalzette.   

Fortunato Vinci Agenzia Stampa Italia  

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