
Sarebbe, invece, giusto che anche il mondo dei giovani avesse più possbilità - più voglia- di far sentire la propria voce e di pesare le proprie esigenze ed opinioni, al di là dei dibattiti sporadici o della protesta saltuaria e disorganizzata, ma piuttosto in maniera più ufficiale ed istituzionale. Le sezioni giovanili dei partiti hanno cercato, in passato, di svolgere questa funzione, ma in questo confuso periodo di transazione i partiti- o ciò che neè rimasto- sono troppo impegnati a ridisegnare il proprio ruolo per poter prestare particolare attenzione a queste problematiche.
Ma i giovani, così, vengono respinti dalla politica e restano esclusi da un mondo che potrebbero arricchire con i loro contributi e dal quale potrebbero trarre esperienze di vita e di confronto con gli altri preziose per il loro futuro, individuale e collettivo. Una grossa colpa, in proposito, è da attribuire alla latitanza del sistema scolastico che, nelle sue pur vaste articolazioni, non prevede momenti di approfondimento finalizzato alla comprensione complessiva dei fenomeno politici. La stessa esperienza dei decreti delegati, che avrebbe potuto costituire un primo approccio in materia, si è rivelata fallimentare; la gestione di questa forma di partecipazione è stata lasciata allo spontaneismo degli addetti ai lavori o , in alcuni casi, è stata volgramente strumentalizzata da partiti, associazioni e sindacati.
È necessaruio che la società compia un grande sforzo di comprensione ed adattamento se non vuole continuare a perdere queste preziose risorse del presente e del futuro, senza le energie vitali dei giovani questa società che tende all'invecchiamento è destinata a ripiegarsi su se stessa determinando, ad ogni cambio di generazione, una frattura sempre più insanabile tra passato e presente, tra i giovani e i loro padri.