(ASI) Un Paese manifesta solitamente la propria opposizione, usando la sua Costituzione o il suo Parlamento. Quello olandese “ha votato oggi contro gli eurobond. E’ un segnale che probabilmente non si faranno”. Lo dichiara Giulio Tremonti in un’intervista ad Agenzia Stampa Italia.

L’ex ministro dell’Economia ricorda, al nostro quotidiano online, come l’Unione Europea abbia rifiutato, più volte nel corso degli anni, la proposta dell’Italia in merito all’uso di questi mezzi finanziari. Il professore elenca poi possibili aiuti da parte di Bruxelles, ovvero il “piano per la cassa integrazione, finanziato con i fondi” comunitari. L’iniziativa non è negativa, ma è insufficiente perché questi pochi soldi andrebbero divisi per i 27 membri dell’Unione e tale denaro ci appartiene, in quanto tutti contribuiamo al bilancio europeo. Boccia l’ipotesi del Mes a causa delle condizioni rigide di accesso. C’è dietro “la logica della Troika e quindi sembra un po’ il cavallo di Troia. Credo che le opposizioni” e palazzo Chigi – evidenzia – “abbiano ragione nel diffidare di questo” modo per uscire dall’attuale crisi senza precedenti. Approva l’ipotesi dell’acquisto dei titoli del debito da parte della Bce, dal momento che esso aumenterà per fronteggiare le conseguenze legate al Covid – 19. Tremonti sottolinea così la sua proposta di “evitare la patrimoniale, poiché distrugge le banche e le assicurazioni” e l’imposizione di un prestito forzoso. “Un’ idea saggia – mette in luce – potrebbe essere fare come è avvenuto per 150 anni: emettere titoli pubblici, con la vecchia formula che ispirava fiducia e convenienza, esenti da ogni imposta presente e futura sui rendimenti e sugli scambi”. Boccia i decreti economici varati dal premier Giuseppe Conte. “Ho l’impressione che non ci sia una coincidenza tra gli annunci e la sostanza. L’ultimo decreto annunciato per 700 miliardi, definito un intervento storico, il più grande realizzato in Italia e in Europa, ma non ci sono neanche le coperture, né le garanzie, è complicato. Se produrrà effetti, lo farà solo quando sarà convertito in legge, trascorsi cioè sessanta giorni, ovvero ai primi di giugno. Nel frattempo chi ha bisogno di liquidità, magari non la trova in questo modo”. Invita inoltre l’Italia a prendere esempio dai tedeschi che inviano “una piccola quota di titoli pubblici nelle aste. Li fanno comprare in realtà dalla Bundesbak che li manda alla Bce”. Nota infine che non è detto che finisca l’Europa. Il vero problema “è connesso alla leadership” attuale che non ha più i caratteri di quella dei suoi padri fondatori.

 

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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