(ASI) "Esprimiamo piena soddisfazione per la decisione del Consiglio dei Ministri che nella seduta di sabato 21 dicembre 2019 ha impugnato la legge regionale dell’Abruzzo in materia di edilizia residenziale pubblica. Impugnazione avvenuta per le seguenti motivazioni: “La legge della Regione Abruzzo n. 34 del 31/10/2019, reca varie norme che violano i principi di ragionevolezza, di uguaglianza e non discriminazione di cui all’ articolo 3 della Costituzione, oltre a risultare invasive della competenza esclusiva statale in materia di “ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali" e di “ordine pubblico e sicurezza” di cui all’articolo 117, secondo comma, lettere g) e h), della Costituzione, il Governo impugna l’articolo 2 dal momento che si prevede che, per l’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, i cittadini non comunitari devono produrre documentazione ulteriore rispetto a quella richiesta ai cittadini italiani e comunitari. La discriminazione fondata sulla nazionalità viola l’articolo 18 del Trattato di funzionamento dell’unione europea e l’articolo. 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, così come evidenziato dalla Corte Costituzionale (cfr. sent. 187/2010).”.
Il Governo in questo modo ha accolto integralmente le richieste già formulate dall’Unione Inquilini fin dalla approvazione della legge in Consiglio regionale.
In particolare segnaliamo che la legge regionale approvata dalla Giunta Marsilio e dalla maggioranza di destra si presta a profili di incostituzionalità con riferimento non solo all’articolo 3 della Costituzione come dichiarato dal Governo, ma anche all’articolo 27 laddove prevede che una condanna significhi la perdita del diritto all’accesso alle case popolari o alla permanenza dell’intero nucleo famigliare compresi i minori. Non si tratta di difendere chi compie reati ma riaffermare come dice l’art. 27 della Costituzione che “La responsabilità penale è personale” mentre il Presidente della Regione Marsilio la fa diventare una responsabilità “famigliare” che esclude dai diritti sociali.  
Come già segnalato dall’Unione Inquilini la legge regionale è discriminatoria nei confronti dei migranti in quanto tende surrettiziamente a impedire loro anche la sola partecipazione ai bandi comunali richiedendo una documentazione che dagli stessi non può essere prodotta.
 
Ricordiamo che la legge regionale 34 è del 31 ottobre, ebbene ben 10 giorni prima il Governo mettendo in pratica una disposizione di legge del precedente Governo Lega/M5S, per l’accesso al reddito di cittadinanza ha indicato con il decreto dei Ministri del lavoro e degli esteri i Paesi extracomunitari dai quali è possibile avere la documentazione ai fini Isee la stessa richiesta per bandi case popolari o mense. Ebbene i Paesi in questioni sono circa una ventina.  Quindi quanto previsto dalla legge regionale è un escamotage larvatamente razzista per impedire la partecipazione ai bandi in quanto la Regione sa benissimo che tale documentazione per la stragrande maggioranza dei migranti è impossibile da produrre.
La Giunta del Presidente Marsilio farebbe bene, invece che perseguire scelte incostituzionali di pura propaganda , ad impegnarsi:  da una parte a destinare risorse per i lavori di manutenzione straordinaria nelle case popolari abruzzesi che scontano gravi forme di degrado come sanno bene gli assegnatari; dall’altra a destinare risorse economiche per un vero piano casa che aumenti l’offerta di case popolari a canone sociali, tenuto conto delle migliaia di famiglie che la Regione costringe ad “abitare” le graduatorie comunali. Ora ci aspettiamo che la Regione invece di fare proclami buoni solo per alzare polveroni, si impegni concretamente per politiche abitative che affrontino i problemi veri di assegnatari e precari della casa.”

Così in una nota dichiara Walter Rapattoni, Segretario regionale di Unione Inquilini d’Abruzzo.

 

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