(ASI) “Siamo davvero allarmati per ciò che potrà accadere alla Sibeg nei primi mesi del 2020, dopo il netto intervento di ieri dell’amministratore delegato Luca Busi, e come noi lo sono anche i 150 dipendenti il cui futuro è improvvisamente diventato incerto.”                                                              Lo dicono in una nota Giovanni Musumeci, segretario generale territoriale della Ugl di Catania, ed il reggente provinciale della federazione Ugl Agroalimentari Nino Neri, che già ad inizio novembre avevano lanciato dalla città etnea il grido di allarme su quello che sarebbe potuto accadere con il varo di “Sugar tax” e “Plastic tax” nella Legge di stabilità nazionale. “Quanto sta accadendo oggi, è l’ennesima conferma che il Governo Conte bis sta continuando a smontare pezzo per pezzo la politica industriale italiana, per puntare sull’incremento di forme di ammortizzazione sociale e di assistenzialismo. E’ uno schiaffo sonante per chi ancora crede di voler investire e fare impresa e per tutti quei lavoratori che, ogni giorno, si impegnano per portare a casa un pezzo di pane con il sudore e non con il reddito di cittadinanza. Già industria, artigianato e commercio, devono fare i conti con tasse di qualsiasi genere e con un elevato costo del lavoro che frenano sviluppo ed incremento dei livelli occupazionali. Con nuovi balzelli legati alla tipologia di produzione, la morte di quel poco di impresa, che è rimasto ancora nei territori, sarà certa e non ci si lamenti dopo se qualche nostro connazionale ha scelto la via dell’estero per continuare serenamente a svolgere il mestiere di imprenditore – evidenziano Musumeci e Neri. Di fronte ad un Governo che non vuole ascoltare le ansie di centinaia di padri di famiglia italiani, siciliani, catanesi, che non vogliono vedersi il posto di lavoro sottratto a beneficio di lavoratori di altre nazioni, perché nel nostro paese si vuol uccidere la politica industriale, non possiamo che rivolgerci al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, assoluto garante del diritto al lavoro sancito dalla Costituzione. La nostra zona industriale, che già si fonda su pochissime imprese rispetto al suo potenziale, non può più permettersi altre smobilitazioni, perché ne andrebbe a risentire anche l’indotto ed, a cascata, anche le piccole e medie imprese collegate nel resto della Regione. Il tutto per un volume di un migliaio di operatori che, da un giorno all’altro, non per default di impresa ma per fallimento di una visione politica dell’economia odierna, si vedrebbero ridotti sul lastrico ed in fila insieme ai tanti che purtroppo continuano a bussare alla porta di Inps e Caf per il sostegno ad un reddito che non hanno più. Se dunque – concludono i sindacalisti Ugl – da Roma non arriveranno a breve segnali per una inversione di tendenza, siamo pronti a farci sentire per difendere il diritto al lavoro di centinaia di catanesi.”
 

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