Troviamo pertanto ridicolo che con argomentazioni para-sociologiche e para-antropologiche, con appelli all'Illuminismo e al laicismo (che hanno il retrogusto del piagnisteo ossessivo), si tenti di difendere di pizzo o di tacco quei dirigenti scolastici che proibiscono il presepe e i canti di Natale all'interno delle scuole. L'Europa non nasce cristiana, bensì greca (non la Grecia di Tsipras, ma quella di Platone e Aristotele, di Omero, Teognide, Eschilo, Sofocle ecc.), ciò non toglie, tuttavia, che si sia sviluppata come cristiana. Sì, è stata anche umanista, rinascimentale, illuminista, romantica, futurista, fascista, comunista, papalina, riformista, controriformista e via discorrendo. Fatto sta che il cristianesimo ha piantato radici solidissime nel nostro Continente e lo rappresenta.
Cominciare a mettere in discussione il Natale, foss'anche uno dei suoi aspetti più banali e non religiosi, sacri, epifanici, come le feste scolastiche, i canti, l’albero, il panettone e la tombolata in famiglia, sarebbe un grossolano errore, ma precipuamente un'offesa alla tradizione europea. L'integrazione non potrà mai passare dalla costrizione di un laicismo esasperato e da un vittimismo legato a visioni soggettive per nulla rispondenti alla realtà delle cose. Sarebbe l'oblìo della nostra storia. La fine di una Civiltà degna e meritevole di vivere e sopravvivere alle follie dell’uomo ”.