(ASI) "Sulla prescrizione dei reati i ministri giustizieri e sprezzanti dei valori costituzionali hanno messo in atto una delle più colossali mistificazioni dei nostri tempi, denunciata da accademici, buona parte dei magistrati e avvocati, tutti concordi nel ritenere questa riforma uno specchietto per le allodole che non ha nulla a che vedere con i tempi dei processi e le garanzie per la giustizia".
Così in una nota Alessio Pascucci e Antonella Sassone, rispettivamente coordinatore nazionale e dirigente di Italia in Comune.
"Quando si mette mano alla riforma della giustizia bisognerebbe farlo con senso di responsabilità e senza fare i conti con la propaganda pubblicitaria di chi, pur di raccattare consensi non esita a mentire spudoratamente ai cittadini. I processi in Italia durano troppo a causa della mancanza di risorse umane, materiali ed economiche con cui le corti devono fare i conti: se mancano giudici, cancellieri, amministrativi, se hanno pc mal funzionanti è chiaro che la mole di lavoro che grava sugli stessi viene smaltita in tempi piuttosto lunghi, causando un vulnus di diritti e democrazia per i cittadini", osservano i dirigenti di Italia in Comune.
"E' bene ricordare che per l’art. 27 della Carta costituzionale, la pena deve avere inoltre una funzione rieducativa e ciò può avvenire solo se viene comminata in un tempo vicino alla commissione del reato. Riteniamo quindi necessario bloccare l’entrata in vigore di questa misura che probabilmente, come altro provvedimenti populisti, cadrà sotto la scure della Corte Costituzionale, ma che intanto avrà rovinato la vita a molte persone", conclude la nota.