(ASI) «Se la Consulta domani si esprimerà in favore delle due donne, una italiana ed una americana, che vorrebbero farsi riconoscere entrambe come madri di un bambino concepito in una clinica danese, “Bibbiano farà il suo ingresso in Corte costituzionale”, perché salutando una norma che accetta la finta genitorialità, si costruisce una ideologia».
A dirlo è Mario Adinolfi, fondatore del Popolo della Famiglia, riferendosi all’udienza di domani alla Corte costituzionale, chiamata a decidere sulla vicenda di due donne, una statunitense e l’altra italiana, sposate negli Usa, che hanno deciso di avere un figlio ricorrendo in Danimarca alla fecondazione assistita eterologa.
Rispetto alla controversia sulle disposizioni che disciplinano la formazione dell’atto di nascita escludendo il rinvio al diritto straniero, Adinolfi afferma con convinzione: «Ci si regoli come per la sharia. Prevale la Costituzione italiana. Su 220 paesi, ammettono il matrimonio omosessuale soltanto in 18. Speriamo che la Consulta non decida in favore delle due aspiranti madri, perché dal mio punto di vista, come dicono i sani detti popolari, ‘di mamma ce n’è una sola’.
Non ci sono ragioni in diritto che tengono – commenta Antonia Bassignana referente regionale del Popolo della Famiglia Piemonte – perché non ci sono ragioni in natura per cui si possa dire che un figlio sia stato partorito da due donne e perché dal punto di vista del diritto non esiste alcuna formula familiare riconducibile a due donne: l’articolo 29 spiega infatti che la famiglia è la società naturale fondata sul matrimonio».
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