(ASI) Un'altra mattinata di dura contrapposizione nell'aula del Senato, dove è stato approvato il ddl del cosiddetto "processo lungo": 160 sì, 139 no.
L'opposizione, di concerto con il Csm che considera questa misura "di direzione opposta rispetto a quanto incoraggiato dall'Ue", ha gridato allo scandalo, accusando i senatori Pdl di aver espresso un voto di subordinazione al proprio leader: "Credo che quando sfilerete sotto quel banco per dire il vostro sì - aveva incalzato accalorata Anna Finocchiaro del Pd -, sentirete sul collo il piede del padrone, dentro di voi qualcosa ribollirà".
Nella sostanza, il ddl prevede prevede l'inapplicabilità del rito abbreviato per quei delitti che prevedono tra le pene l'ergastolo. E' presente una norma che consente alle difese di presentare lunghe liste di testimoni, vera causa di prolungamento dei processi. Inoltre, è previsto che le sentenze passate in giudicato in altri processi non valgono più come prove. Quest'ultimo passaggio ha provocato le ire dell'opposizione, in quanto potrebbe avere riflessi sui processi milanesi di Silvio Berlusconi.