Caro Direttore e cari Politici,
Viviamo in un Paese che si definisce libero, democratico, repubblicano, fondato, come dice la Costituzione, “sul lavoro” e sull'impegno di ognuno di noi.
Il fondamento essenziale per una vera democrazia consiste nella partecipazione di tutti alla vita politica della propria nazione. Se democrazia significa “governo del popolo”, questo vuol dire che tutti dobbiamo sentirci coinvolti in ciò che il governo fa o decide, negli errori che compie, negli inganni in cui si lascia trascinare, nelle truffe che alcuni suoi rappresentanti tramano ai danni dei cittadini. Invece, spesso prevale il disinteresse, l'abitudine, il “quieto vivere”.
Vogliamo una società più onesta e giusta, delle Istituzioni che pensano ai veri bisogni del popolo italiano e invece....
Ai governanti deve stare a cuore soprattutto la giustizia, la giustizia distributiva.
È l'attenzione ai problemi urgenti, quali la casa, la sanità, l'occupazione, lo sradicamento della miseria e dell'ignoranza, la prevenzione dal crimine, la difesa dell'incolumità di ogni singolo cittadino, a caratterizzare una politica razionale e responsabile.
Occorre moralizzare la politica. In realtà non è così...
Da 38 giorni assisto al silenzio delle Istituzioni e degli Organi di stampa sul caso di Frediano Manzi, un uomo di grandi valori e principi, un uomo dalla grande onestà intellettuale che della sua vita ne ha fatto verità e giustizia.
Frediano Manzi è il presidente dell'Associazione Sos Racket e Usura durante i 20 anni di lavoro gratuito, al servizio dei cittadini della sua città e non solo, si è incontrato molte volte con politici di ogni partito, di destra e sinistra, di centro. I soliti "Politicanti Parolai", collocati nell'Olimpo di chi della politica parolaia ne fa un mestiere.
Da 38 giorni non mangia e non beve per protestare contro “l’assordante silenzio delle istituzioni”.
La sua richiesta è che il Parlamento metta mano sulla legge 108 del 1996 “Fondo si solidarietà per le vittime di usura bancaria” fatta male e in fretta.
3 i punti cruciali della protesta:
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Il primo problema riguarda l’accesso al fondo per le vittime d’usura che esclude sistematicamente tutte quelle vittime che non figurano come impresa o partita Iva. Resta fuori una galassia intera di persone: casalinghe, pensionati, dipendenti pubblici, dipendenti di aziende private. La ratio di questa scelta è legata all’esiguità del fondo che nel 1996 nasceva con una dote di 300 milioni di vecchie lire. Una coperta troppo corta per garantire fondi a tutte le vittime. Così si fece una scelta di tipo “bancario” già che di prestito si tratta e non di contributi a fondo perduto. La vittima che denuncia, infatti, riceve il 50% del danno subito una volta che il Pm ha rilasciato alla Prefettura una specifica dichiarazione. Così si fece la scelta di puntare su coloro che offrivano maggiori garanzie di restituzione degli importi ricevuti: gente che ha reddito, capacità di impresa, posizione contributiva e fiscale attiva. In altre parole tra una vittima allo sbando totale e una messa meglio lo Stato difende la seconda e non la prima. Garantisce il garantito.
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Il secondo problema è che anche quei pochi imprenditori che accedono al fondo finiscono per essere strozzati una seconda volta, stavolta per mano dello Stato. Perché da una parte si incentiva a parole la denuncia, dall’altra la si disincentiva con i fatti erogando i pochi contributi con un ritardo da 3 a 5 anni. Per questo Manzi chiede che le vittime che hanno diritto a fondi li ottengano non oltre un anno dalla data delle presentazione della denuncia.
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il terzo punto riguarda e pesa su ogni tentativo di riscatto dal racket per via istituzionale la vicenda di Carlo Ferrigno per la quale il presidente di Sos Racket e Usura chiede da tempo una Commissione Parlamentare di Inchiesta. La vicenda è nota. Ferrigno è stato a capo del Comitato Nazionale Antiracket dal 2003 al 2006. Nominato dal Governo Berlusconi e recentemente arrestato dalla Procura della Repubblica di Milano in seguito a una denuncia proprio di Frediano Manzi. Ferrigno è accusato di aver chiesto a molte vittime che si rivolgevano al Comitato prestazioni sessuali per accedere al fondo. Tra le vittime degli strozzini rimaste vittime del loro stesso salvatore, figura anche una minorenne. Ai primi di luglio il gip Andrea Ghinetti ha rigettato il secondo tentativo di patteggiamento di Ferrigno a 2 anni e 8 mesi perché ritenuto “non congruo alla gravità dei comportamenti messi in atto”. “Vogliamo sapere – dice Manzi – come siano stati gestiti e desinati le decine di milioni di euro da lui erogati in questi anni”.
Che cosa è la Giustizia?? E' Onestà Intellettuale......
Questa lettera possa sensibilizzare i cittadini tutti e chi dovrebbe tutelarci... alias le istituzioni!
Antonella Morsello