(ASI) Roma - “L’anno passato è stato l’anno dei suicidi nelle carceri italiane, e bisogna stare attenti che continuando in questo modo non si giunga proprio al suicidio dell’intero sistema di pena.”
Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino, che aggiunge: “Un sistema di pena in cui la privazione di libertà arriva a privare le persone persino della speranza, così da preferire la morte alla vita, è destinato anch’esso a togliersi, prima o poi, la vita da solo.” “Qui – prosegue - non si tratta di mettere in discussione la certezza della pena, chi ha sbagliato deve scontare per intero la pena prevista, si tratta semplicemente di impedire che la pena subisca le infiltrazioni della vendetta.” “Nella pena, in quel voler buttare via le chiavi, in quel marcire in galera, - osserva – molta gente comune vede come una vendetta, come uno sfogo, ma è poi compito delle persone che rivestono incarichi di responsabilità, non inseguire questi sentimenti privati, non far assomigliare la pena a come soventemente viene disegnata dagli stati emotivi, dalle pulsioni profonde, dai sensi di paura e di insicurezza della popolazione.” “L’attuale rischio di suicidio del complessivo sistema di pena, - spiega - è determinato proprio dalla grande confusione che sussiste tra la pena, intesa come sanzione per la violazione di un precetto penale, e la vendetta. Una confusione che a sua volta viene alimentata dalla delicata questione della sicurezza della cittadinanza, specialmente quando la stessa questione viene affrontata nell’ambito mediatico e politico.” “A tal riguardo - rileva – ed al fine di allontanare il rischio di questo suicidio, è più che mai necessario considerare che una pena priva di trattamenti contrari al senso di umanità, non è in grado di creare alcun problema di sicurezza per la cittadinanza. E’ più che mai necessario considerare che mantenere viva la speranza in chi ha sbagliato, che salvaguardare la dignità e la salute delle persone ristrette, non sono delle circostanze in grado di creare un problema di sicurezza per la cittadinanza.” “Infine, - conclude Meloni – è più che mai necessario tenere presente che una pena che tenda alla rieducazione del condannato, non solo non crea alcun problema di sicurezza per la cittadinanza, ma anzi è in grado addirittura di accrescere in prospettiva la sicurezza di tutti i cittadini”.