(ASI) Abruzzo - “Un passo in avanti importante, ma ci sarà ancora da lavorare per scongiurare definitivamente l’insediamento dell’impianto Di Nizio per il trattamento di rifiuti ospedalieri con annesso stoccaggio per rifiuti, pericolosi e non, previsto nella zona industriale di Atessa”.
È questo il primo commento di Fabrizia Arduini, referente energia del WWF Abruzzo e presidente del WWF Zona Frentana e Costa Teatina, a due giorni dal giudizio del Comitato regionale di Valutazione di Impatto Ambientale che ha espresso preavviso di rigetto per l’impianto in base al Piano Regionale dei Rifiuti LR 5 /2018, per motivi localizzativi dovuti alla vicinanza di case sparse. “È un bel respiro di sollievo leggere di questa decisione ma ora – spiega Arduini - per mettere la parola fine, secondo la normativa vigente - art.10bis della L.241/90 -, bisognerà aspettare il tempo concesso alla ditta proponente per presentare in forma scritta eventuali motivazioni pertinenti al superamento dei motivi di rigetto”.
“Avevamo espresso molte perplessità – racconta - nelle osservazioni nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto presentate insieme a Legambiente e a Noi Messi da Parte: Tra queste la vicinanza ad abitazioni e punti di ristoro. Ma non solo: era difficile anche capire quali fossero i reali interessi della proponente, se gestire i rifiuti sanitari a rischio infettivo, o lo stoccaggio di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, attività che, per stessa ammissione della ditta, non ha nulla a che vedere con l’attività dell’impianto di sterilizzazione dei rifiuti sanitari. Una considerazione, quest’ultima, che nostro parere è non di poco conto poiché nell’ambito dell’autorizzazione richiesta l’attività di stoccaggio dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi rappresentava l’aspetto probabilmente più impattante, visto che si richiede di poter movimentare e gestire 4.500 ton/anno di rifiuti pericolosie 10.500 ton/anno di rifiuti non pericolosi, abbinati alla richiesta di gestire 20.000 ton/anno di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo contrassegnati con i codici CER 18 01 03* e CER 18 02 02*”.