(ASI) Dramma nella sezione femminile del cacere di Rebibbia dove una detenuta, uscita fuori di se, ha lanciato dalle scale della sezione nido i suoi due piccoli figli. Muore la piccolina di 4 mesi, mentre è gravissimo il fratelenno di due anni. Sconcerto per la tragica vicenda. Vi riportiamo le dichiarazioni Cinzia Pellegrino(Fdi),Sidoli(Ape),Pinna(Italia Solidale),Rampaelli (Fdi)UECOOP.
 
Carceri. Pellegrino (Fdi): “La sospensione dei vertici del carcere di Rebibbia non risolve il problema"
 
(ASI) “La morte della bambina nel carcere femminile di Rebibbia a Roma e le condizioni gravi in cui versa il fratellino, lanciato anche lui delle scale, deve accendere obbligatoriamente una lampadina sulla qualità della vita all’interno di queste strutture e la mancanza di progetti e lavoro, a volte ridotti a stereotipi femminili passati, come per esempio il lavoro all'uncinetto.
 
Attualmente sono 62 i bimbi, con 52 mamme, presenti nei penitenziari italiani e il carcere di Rebibbia è quello che ne detiene il record, dove sono presenti 13 donne con 16 figli.
 
La sospensione dei vertici del carcere non risolve il problema che, invece, deve passare da una maggiore sensibilizzazione nei confronti dei bambini davanti alle carenze di una legge che da un lato si occupa di donne solo in quanto gestanti o madri e dall’altro prevede genericamente che le donne sono ospitate in istituti separati o in apposite sezioni di istituto.” Così Cinzia Pellegrino, Responsabile Dipartimento Tutela Vittime di Fratelli d'italia.

 

Rebibbia: Sidoli (Ape), “il Min. Bonafede rispetti la Legge 62/2011, basta viltà”.

(ASI) "I provvedimenti punitivi assunti dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, contro la responsabile ministeriale delle carceri rivelano viltà e poca volontà di superare una vergogna che calpesta il senso di umanità. Madri e figli non devono vivere in carcere, soprattutto quando rivelano instabilità psichica, come nel caso di Rebibbia, dove una detenuta ha gettato i figli dalle scale”. Così in una nota Rinaldo Sidoli, Segretario di Alleanza Popolare Ecologista (Ape). "I bambini - prosegue - devono vivere e giocare fuori dalla carceri italiane. Non sono ostaggi dello Stato. Questo sistema va rivisto perché attualmente genera ingiustizia. Le colpe dei genitori non dovrebbero mai ricadere sui figli e invece a pagare il prezzo più alto sono degli innocenti che dovrebbero essere tutelati dal loro Paese". "Il Min. Bonafede non scappi dai suoi doveri e faccia rispettare la Legge 62 del 2011 che permette alle madri con figli di scontare la pena in ambienti con un ruolo di comunità. Troviamo inaccettabile e disumano che 52 mamme, con 62 bambini, siano costrette a vivere tra le sbarre. Lo Stato non rispetta i diritti dei fanciulli e non assicura un'infanzia simile ai loro coetanei” conclude Sidoli.

 

REBIBBIA; PINNA (ISOLA SOLIDALE), "SABATO MESSA IN MEMORIA BIMBO MORTO E FRATELLINO CHE LOTTA PER VITA, BISOGNA PUNTARE SU MISURE ALTERNATIVE"

(ASI)  "Una tragedia che ci coinvolge tutti. Due piccoli innocenti ai quali è stata offerta solo una vita in carcere. Sabato celebreremo la santa messa in memoria del piccolo che non c'è più e per il suo fratellino che lotta per la vita. I nostri stessi ospiti ci hanno chiesto di fermarci a pregare per questi due piccoli angeli".

E' quanto dichiara ALESSANDRO PINNA, presidente dell'ISOLA SOLIDALE, una struttura nata oltre 50 anni fa a Roma  e che accoglie i detenuti (grazie alle leggi 266/91, 460/97 e 328/2000) che hanno commesso reati per i quali sono state condannate, che si trovano agli arresti domiciliari, in permesso premio o che, giunte a fine pena, si ritrovano prive di riferimenti familiari e in stato di difficoltà economica.

"Occorre - aggiunge - puntare di più sulle pene alternative soprattutto in presenza di minori innocenti. Il carcere ha valore solo in un'ottica di riabilitazione e di formazione senza le quali non si può pensare ad una riscatto umano e sociale per i detenuti".

 

REBIBBIA, RAMPELLI (VPC): DOLORE PER MORTE BAMBINI, PICCOLI VANNO TUTELATI. BENE EMENDAMENTO FDI
 
(ASI) “Il carcere non è luogo dove possano stare bambini innocenti, è necessario un intervento in loro difesa. Troviamo davvero sconvolgente che nonostante i ripetuti tentativi di umanizzare il regime detentivo, spesso commettendo clamorosi errori e facendo percepire i delinquenti come vittime anziché artefici dei reati, si possano verificare eventi drammatici come quello accaduto a Rebibbia. Il buonismo ha prodotto perfino indulti e svuotacarceri, ma mai semplici case famiglia in grado di ospitare le madri con i loro figli.  Accogliamo con sollievo l’approvazione all’unanimità dell’ emendamento presentato dalla nostra consigliera alla Regione Lazio, Chiara Colosimo che prevede la realizzazione di strutture idonee da parte della Regione Lazio.
Ma quanto accaduto s’inserisce nel quadro più ampio del sistema carcerario italiano cui certamente il Ministro Bonafede intenderà porre rimedio rafforzando e valorizzando gli agenti di polizia penitenziaria e tutelando la salute, la sicurezza, la serenità, la vita dei bambini”. E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampeli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

 

CARCERI: UECOOP, 62 BIMBI DIETRO LE SBARRE, IL 58% AL CENTRO SUD

(ASI) Dei 62 bambini fino a 6 anni che si trovano ospiti delle carceri italiane per stare vicini alle loro mamme il 58% è “dietro le sbarre” al centro sud con il record di oltre un quarto proprio nella sezione femminile di Rebibbia. E’ quanto emerge da un’analisi dell’Unione europea delle cooperative Uecoop su dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria in relazione al dramma che si è consumato nel penitenziario di Rebibbia dove una madre tedesca ha gettato nella tromba delle scale i suoi due bambini di 4 mesi deceduto sul colpo e di 2 anni per il quale è stato avviato l’accertamento della morte cerebrale. Un dramma – sottolinea Uecoop – che colpisce tutti gli operatori socio assistenziali attivi anche nelle carceri italiane, dove si trovano 52 mamme di cui quasi la metà straniere. Il mondo dietro le sbarre è fra i più delicati e complessi dove il tempo della pena detentiva può essere impiegato in progetti di recupero fra studio e lavoro che – conclude Uecoop – aiutano i detenuti a individuare una prospettiva per quando verrà il momento di lasciarsi alle spalle i cancelli del carcere.

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