Legge regionale antiomofobia, Popolo della – Tolleranti all’intolleranza, Osservatorio regionale sulle discriminazioni: fuori le famiglie

(ASI) Umbria - Ricordiamo bene l’intervento del Consigliere De Vincenzi nel dibattito durante l’iter di approvazione della Legge regionale 11 aprile 2017, n. 3 quando disse che il provvedimento, oltre che inutile, fazioso e costruito dalle spinte ideologiche, conteneva elementi di irrazionalità politica soprattutto nel voler minare la libertà di pensiero e di espressione citata all’art. 21 della Costituzione.

 De Vincenzi in vista del prossimo 27 settembre, data fissata per la sottoscrizione di un protocollo d’intesa per prevenire e contrastare le discriminazioni, ha pensato bene di sollecitare la Presidente Catiuscia Marini a prendere atto che nessuna associazione in rappresentanza delle famiglie, non allineate all’ideologia LGBT, è stata invitata a partecipare. Del resto, lo stesso art. 10 della citata (inutile - ndr) Legge richiama la costituzione dell’Osservatorio regionale dove, alla lettera c) del comma 2, si vorrebbe fra i componenti dell’osservatorio anche tre rappresentanti designati dalle associazioni delle famiglie.

Come Popolo della Famiglia Umbria, chiediamo anche noi, alle istituzioni tutte, un richiamo ed uno sforzo per salvaguardare una pluralità che, se lasciata alla gestione di una qualsiasi lobby, trasforma la lotta alla discriminazione in una paradossale dittatura dei discriminati.

I segnali di intolleranza e di insofferenza che stanno arrivando sulla proposta di allargamento al contributo educativo delle associazioni pro-family “non orientate” - tutt’altro che marginali nell’organizzazione del tessuto sociale del nostro territorio - conferma un processo, lento ed inesorabile, che sta facendo evaporare la politica della sinistra: chi ha vantato da anni una supremazia intellettuale e di governo, non ha ancora veramente capito chi e che cosa va difeso dalla vera prepotenza intollerante.

Il PdF Umbria chiede alla Regione dell’Umbria che se la famiglia non è proprio fra le sue priorità, se non può essere messa al centro dell’azione politica, almeno non venga estromessa dalla ordinaria partecipazione.

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