(ASI) A quarant’anni dalla rivoluzione di Franco Basaglia che ha portato alla cancellazione dei manicomi e della segregazione del paziente psichiatrico come unica soluzione, Reggio Calabria continua a gestire i pazienti psichiatrici come un problema da eliminare, piuttosto che come pazienti da tutelare. Per questo Potere al popolo non può che aderire all’appello lanciato dall’Usb, schierandosi con decisione al fianco dei pazienti e dei loro familiari nel rivendicare cure adeguate e qualità dei servizi, come al fianco di lavoratrici e lavoratori, per una sanità pubblica, efficiente, che punti a soddisfare i bisogni dei pazienti e non gli interessi di pochi.

Nel territorio di Reggio Calabria la gestione della malattia e del disagio psichiatrico è in condizioni devastanti. Servizi domiciliari inesistenti al pari dei centri diurni, reparto psichiatrico dell’unico ospedale pubblico cittadino sottodimensionato e inefficiente, queste non sono che alcune delle problematiche strutturali che affliggono il territorio, mentre familiari e operatori non possono ormai che denunciare, anche penalmente, l’ormai consolidato abuso della pratica del Tso, gestito senza protocollo adeguato e senza alcun controllo, e l’uso spropositato di psicofarmaci anche fra i pazienti più piccoli. Nel frattempo, non si fa che procedere a tagli su tagli nelle strutture, mentre medici e operatori da mesi lamentano stipendi arretrati.

Una situazione fotografata da due casi di cronaca cittadina, che mostrano in maniera plastica come venga gestito il settore. Nella Locride, la Guardia di Finanza ha scovato una struttura privata convenzionata che avrebbe erogato senza alcuna autorizzazione, né controllo prestazioni sanitarie per 2 milioni di euro. Denaro sottratto alla sanità pubblica per arricchire le casse di chi non ha esitato a riempire la struttura di pazienti in numero di gran lunga maggiore a quello per cui era stata riconosciuta idonea, erogando loro servizi inadeguati.

A Reggio Calabria invece l’Usb ha riacceso i riflettori sulla devastante situazione della “Comunità Alloggio C”, fino a qualche tempo fa rinomato centro di assistenza per pazienti psichiatrici, di fatto smantellato dal Dipartimento Salute Mentale che ha ridotto i ricoveri da 20 a 13, revocato assistenza sociale, prestazioni infermieristiche e servizio di reperibilità medica, declassato gli operatori specializzati a semplici OSS. Il risultato è stato un’inevitabile forte riduzione degli standard qualitativi dei servizi erogati, mentre il personale lì impiegato reclama stipendi arretrati dal novembre 2017.

In entrambi i casi sono evidenti i giganteschi passi indietro nella (dis)organizzazione delle strutture convenzionate e pubbliche a causa delle scelte sconsiderate di chi dovrebbe amministrare servizi di così fondamentale importanza, ma sta smantellando la tutela della salute mentale riportandola ad una logica di controllo manicomiale del paziente, superata – quanto meno sulla carta – quarant’anni fa con la legge Basaglia. Un passo indietro gigantesco che garantisce i guadagni dei pochi che gestiscono le strutture, a scapito dei diritti di molti, che con le loro tasse finanziano anche il sistema sanitario nazionale.

Non vogliamo scadere in stupide generalizzazioni, consapevoli che tanti professionisti si spendono per garantire servizi e prestazioni anche all’interno del mondo del privato, ma per noi di Potere al popolo l’unica soluzione è il ritorno a una sanità interamente pubblica e un serio, pianificato programma di investimenti che garantisca il potenziamento del sistema sanitario pubblico. Il privato, anche il più onesto privato, ha come fine l’utile di impresa, mentre la salute non può essere business ma deve tornare servizio, per questo diciamo basta ad accreditamenti e convenzioni, e chiediamo che i milioni girati ai privati vengano destinati all’adeguamento delle strutture pubbliche e all’assunzione di nuovo personale. La salute è un diritto, non un affare.

 

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