(ASI) Siamo dipendenti da tutto. Alcol, tabacco, droghe, gioco d’azzardo. Addirittura, nell’ambito della 13esima edizione del “Safer Internet Day”, la giornata dedicata alla sicurezza in rete, è stata diffusa un’indagine promossa dal Telefono Azzurro.
Un'indagine effettuata su un campione di 600 ragazzi tra i 12 ed i 18 anni e di altrettanti genitori tra i 25 ed i 64 anni per testare la dipendenza da smartphone, secondo la quale il 17% tra i ragazzi intervistati non riesce a separarsi dallo smartphone ed il 21% si alza di notte per controllare eventuali messaggi sui social network più frequentati. Negli ultimi anni è scesa anche la media dell'età in cui i giovanissimi si avvicinano per la prima volta ad Internet. Il 48% ha dichiarato di aver creato un profilo facebook a 13 anni, il 71% ha avuto regalato il suo primo smartphone ad 11.
E’ necessario, poi, fissare l’attenzione sul dramma del gioco d’azzardo patologico. Il profilo di gioco problematico nella popolazione italiana dei giocatori nella fascia d’età 15-74 anni riguarda il 5,4% (in Umbria la percentuale sale al 5,6%). Questo significa che ci sono circa 3 milioni di italiani (e circa 10.000 umbri) con un profilo di gioco problematico che dovrebbero essere raggiunti da iniziative di prevenzione o servizi di trattamento.
Trattamenti che drenano risorse dalle casse dello Stato: per i 120mila giocatori patologici che nel corso del 2016 si sono rivolti ad Asl e ospedali per curare la loro malattia (il dato umbro dice che nel 2015 gli utenti in trattamento erano 357) lo Stato ha dovuto sborsare 1,8 milioni di euro tra visite, esami, ricoveri, sostegno da parte di professionisti. Se la piaga del gioco d’azzardo dovesse toccare tutta la popolazione a rischio, l’esborso sarebbe drammatico, fino a sfiorare i 46 miliardi di euro.
A questo salatissimo conto, va aggiunto quanto si spende in Italia per l’azzardo. E anche in questo caso, la cifra è esorbitante: 95 miliardi ogni anno (circa 1 miliardo in Umbria), ossia 260 milioni al giorno, 3.012 euro al secondo. Pari a 1.583 euro a testa, per ogni italiano. La metà finisce in una delle 414.000 slot machine - una ogni 143 abitanti - disseminate sul territorio nazionale. Per dare un’idea, in tutti gli Stati Uniti ce ne sono circa 800.000.
Per avere un ulteriore confronto, l’ammontare complessivo delle scommesse è pari a più del doppio di quanto le famiglie italiane spendano ogni anno tra tasse, rette, lezioni private e trasporto scolastico. Ed è poco meno rispetto ai 129 miliardi all’anno che 60 milioni di italiani spendono per mangiare.
Alla panoramica va aggiunto un ulteriore elemento. Secondo la relazione al Parlamento 2017 del Dipartimento politiche antidroga, sono circa 4.000.000 gli italiani che negli ultimi dodici mesi hanno consumato almeno una sostanza illegale. Tra questi vanno considerati anche 640.000 studenti (uno su quattro) per un numero complessivo di oltre 6.000 ricoveri rispetto ad una popolazione di utenti in trattamento pari a più di 143.000 unità. Un esercito che alimenta un business fuorilegge che il Bloomberg Vice Index ha stimato in circa 220 dollari a settimana: questa la spesa per riempire il “paniere del vizio”.
Un giro vorticoso di denaro che finisce per alimentare le casse della criminalità in un circolo vizioso dentro al quale, a reato, si aggiunge reato. Una montagna di soldi che potrebbero – e dovrebbero – essere invece investiti altrove: dall’abbattimento della pressione fiscale, fino agli investimenti per la scuola, il sostegno alle famiglie ed il welfare.
Il Popolo della famiglia ha dedicato un capitolo specifico del suo programma a interventi di questo tipo, insistendo sulla lotta a tutte le dipendenze e su azioni vere ed efficaci di contrasto alla ludopatia e al gioco d’azzardo, smascherando quella politica che oggi timidamente mette in guardia rispetto ai rischi del gioco patologico, ma poi allunga la mano per incassare i proventi dell’azzardo.
Tra gli obiettivi del Pdf c’è anche quello della abolizione del concetto di lieve entità e di droghe leggere, ma anche quello di avviare un serio contrasto alla pornografia e alla pedo-pornografia, introducendo l’obbligo di registrazione con documento, per l’accesso ai siti pornografici.