(ASI) “Lavorare Meno, Lavorare Tutti”. Il tema del lavoro, ma soprattutto dei lavoratori, è tornato alla ribalta con forza a Perugia. Eppure a cogliere il messaggio sono stati in pochi. Assenza e silenzio pesanti quelli del Pd umbro e perugino, che hanno disertato l’incontro pubblico organizzato ieri pomeriggio presso la sede CGIL di Perugia.
“La cultura del lavoro non è di sinistra”
Un ricco parterre di relatori ha contraddistinto l’incontro pubblico voluto da UmbriaLeft, associazione di sinistra ben nota in Umbria. Era presente Alfonso Gianni, noto politico e saggista di peso della sinistra, e da molti considerato a suo tempo come braccio destro di Fausto Bertinotti, leader dell’allora partito Rifondazione Comunista. A livello regionale, a rappresentare la sinistra umbra, erano presenti Attilio Solinas, consigliere regionale di Mdp e Oscar Monaco, coadiuvati da Mario Bravi. A presentare ed introdurre i temi del dibattimento pubblico era presente Stefano Vinti come moderatore.
Il primo intervento di Alfonso Gianni ha messo in luce la drammatica situazione del lavoro e dei lavoratori in Italia. “La cultura del lavoro non è solo di sinistra”. Con questa affermazione, in realtà a doppio taglio, il noto saggista ha voluto sottolineare come da un lato il tema del lavoro è oggetto, o dovrebbe esserlo, dell’attenzione di tutti, poiché senza lavoro, non solo non si genera reddito, ma si nega la dignità delle persone. Dall’altro lato il riferimento non poteva non andare alla pesante assenza del Partito Democratico. “Siamo di fronte ad un abdicazione drammatica sui temi del lavoro e della dignità, oltre che della qualità stessa della vita dei lavoratori, da parte della sinistra”- ha commentato Gianni, che ha poi proseguito – “Negli ultimi 20 o 30 anni, c’è stato un continuo e netto distaccamento della questione salariale. La mancata attenzione al compenso dei lavoratori ha portato a minori attenzioni anche alla questione delle ore lavorative che sono aumentate a dismisura senza che questo fosse compensato da maggiori guadagni da parte dei lavoratori”.
“Il tempo libero sviluppa la democrazia”
L’ex parlamentare di Rifondazione Comunista ha poi spiegato perché il tema delle ore di lavoro è importante altrettanto quanto quello delle ore libere.
“La direzione imboccata dal mondo del lavoro è la sparizione del confine tra tempo di lavoro e tempo libero. Non ha senso proporre l’idea di un aumento di salario solo tramite l’aumento delle ore lavorative, ne potrebbe mai funzionare il contrario. Allo stesso tempo è mancanza di buon senso proporre un concetto di età pensionabile riferito all’aspettativa di vita. Si dice che siano i giovani a dover mantenere il sistema contributivo, ma in realtà tutti i parametri indicano che la precarizzazione del lavoro, e l’allungamento dell’età lavorativa, hanno portato la popolazione attiva a dover far ricorso agli anziani in pensione per poter sopravvivere. Inoltre non si tiene conto del logorio specifico che ogni lavoratore subisce in base al tipo di occupazione. Lavorare 40 anni nell’agricoltura o nell’edilizia è ben diverso dal fare il professore universitario per lo stesso periodo di tempo”.
Per Gianni le problematiche non sarebbero limitate solo alla salute e alla dignità dei lavoratori, ma anche alla sopravvivenza della democrazia e dello stato di diritto. “In Italia abbiamo chiaramente un problema di evasione fiscale generalizzata. Si tratta cioè di un fenomeno che non riguarda solo le grandi industrie o l’alta finanza, ma che riguarda tutta la popolazione. Ma la responsabilità è anche delle istituzioni che si mostrano lontane dai problemi della gente, e soprattutto dei lavoratori. La sinistra stessa ha favorito il precariato e contribuito allo smantellamento del sistema contributivo negli ultimi 3 decenni. Si dice che tutto questo sia stato fatto in nome della produttività, ma è un falso mito. Bisogna ricordarsi che il tempo libero sviluppa la democrazia permettendo all’individuo di far rifiorire la propria vita mediante la cultura e le interazioni sociali”.
Solinas: lavoro, salute, e produttività collegati
“Trovo questi incontri molto stimolanti” – ha esordito il consigliere regionale Attilio Solinas, che ha poi proseguito –“Da medico so per esperienze tecnica e diretta, che, un lavoratore con meno ore di lavoro sulle spalle, vive meglio ed è più produttivo. Non lo dico io, ma la scienza”.
“In Francia lavorano meno ore, ma non per questo le ditte francesi risultano meno produttive. In Germania la riduzione dell’orario di lavoro ha permesso di salvare l’occupazione, aumentando i posti di lavoro a parità di reddito salariale. In Europa noi siamo quelli che lavorano di più. Basti pensare che un operaio italiano lavora circa 1800 ore di media, contro le 1400 degli operai dell’Europa occidentale. Eppure i nostri lavoratori sono i più poveri” – ha spiegato Solinas che ha poi proseguito sulla questione salariale –“Come insegna la recente vicenda della Bosch in Puglia, la riduzione dell’orario del lavoro diviene un ricatto se abbinata alla riduzione degli stipendi”.
Monaco: la pensione si studierà sui libri di storia
Per Oscar Monaco il lavoro precario danneggia la salute al punto da ridurre l’aspettativa di vita. “I figli vivranno meno dei nonni, e vivranno molto peggio. La loro esistenza è caratterizzata già oggi da un continuo stress a causa del lavoro precario, o inesistente. Ciò porta all’insorgere di malattie muscolo scheletriche oltre che psicologiche. Inoltre ormai il lavoro stesso assume ritmi incompatibili con la vita umana. Tutti noi conosciamo Amzon. Recenti studi hanno stabilito che un lavoratore di Amazon ha una durata di vita lavorativa non superiore ai 3 anni, a causa dei ritmi di lavoro logoranti imposti dall’azienda. La presente situazione del lavoro in Italia è stata resa possibile da leggi sul lavoro che non possono che essere definite barbariche”- ha spiegato Monaco che ha poi concluso –“Quanto sopra, unito al continuo aumento dell’età pensionabile, faranno si che la pensione la studieremo sui libri di storia, perché nessuno la vedrà più”.
Bravi: l’attacco al Pd
“Il Pd non ha consapevolezza di quello che accade in Umbria, ne di quello che accade a livello nazionale”. Con queste dure parole Mario Bravi ha condannato senza se, e senza ma, l’operato del Partito Democratico.“Incominciando dall’Umbria non possiamo non pensare alle dichiarazioni del consigliere regionale Andrea Smacchi. Queste dichiarazioni, che vedrebbero l’Umbria come una regione in ripresa, secondo quanto riportato da un documento di 70 pagine redatto dalla Regione, sono ottimistiche e fuori luogo. La situazione reale vede la nostra regione come la peggiore d’Italia per reddito, crescita e Pil”.
Bravi ha poi parlato della situazione a livello nazionale. “Il Pd si è ormai dato ai termini inglesi. Tali termini in realtà servono solo a mascherare una fregatura. Dopo il Job’s Act, ora abbiamo i Fast Job. Con tutti questi accorgimenti ci viene detto che il mercato del lavoro e l’occupazione sono in ripresa. Ma se analizziamo bene i dati nel dettaglio ci rendiamo conto che non è così. Il 30% delle nuove assunzioni ha una durata media di 1,4 giorni lavorativi. I contratti a tempo indeterminato, seppur in aumento, sono ancora una minima parte, e sono tutti senza articolo 18. Ciò significa che il licenziamento può comunque avvenire in qualsiasi momento. Inoltre le cessazioni dei contratti lavorativi continuano ad essere ben superiori alle assunzioni. Come non bastasse il Pd prosegue la sua politica a favore dei grandi centri commerciali che di fatto sono il luogo del lavoro precario. Di sinistra, il Partito Democratico, non ha assolutamente niente”.
Seguiranno video interviste esclusive ad Alfonso Gianni ed al consigliere regionale Attilio Solinas.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia