(ASI) Roma – Giorni infuocati, media impazziti e ddl incardinato da diverso tempo al Senato, dove è scoppiata l’ennesima polemica che prevede due nuovi modi in cui i figli di genitori stranieri possono diventare italiani; si passa sostanzialmente dallo ius soli allo ius soli temperato e ius culturae.
Una confusione in Parlamento, che dura da ben tredici anni, dove si discute su una riforma in materia di cittadinanza a partire dall’attuale legge n. 91 del 5 febbraio 1992, che prevede l’attuale ius sanguinis dove la cittadinanza italiana viene trasmessa solo dai genitori ai figli.
Lo ius sanguinis è un'espressione giuridica di origine latina che indica l'acquisizione della cittadinanza per il fatto della nascita da un genitore in possesso della stessa cittadinanza.
Si contrappone allo ius soli, che indica invece l'acquisizione della cittadinanza per il fatto di nascere nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori. Normalmente gli ordinamenti nazionali oscillano tra i due istituti.
Attualmente in un buon numero di degli stati europei, fra cui l'Italia, adottano lo ius sanguinis. I principali paesi europei (Regno Unito, Germania e Francia) applicano uno ius soli sottoposto a diverse condizioni variabile da stato a stato. Il più importante paese per estensione territoriale che applica da sempre lo ius soli sono gli USA, così come quasi tutti i paesi del continente americano.
Il cittadino straniero nato in Italia, oggi, ha diritto alla cittadinanza solo se, una volta diventato maggiorenne e fino a quel momento abbia risieduto nel Paese "legalmente e ininterrottamente" lo dichiari entro un anno.
La nuova legge, sostenuta dal governo, dal Partito democratico e dai partiti di sinistra, vorrebbe introdurre altre due modalità di acquisizione della cittadinanza per i figli minori di genitori stranieri: lo ius soli temperato e lo ius culturae. Sono contrari al disegno di legge la Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il Movimento 5 stelle ha dichiarato che si asterrà, come ha fatto alla camera.
Con lo Ius Soli il cittadino straniero in generale può diventare cittadino italiano se nato in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. E' necessaria comunque una dichiarazione di volontà di un genitore o di chi esercita la responsabilità genitoriale, da presentare al Comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età. In assenza della dichiarazione, chi vuole diventare cittadino italiano può farne richiesta entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.
Le nuove regole per acquisire la cittadinanza per nascita non saranno applicabili ai cittadini europei, perché possono ottenere un permesso dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo, ma solo ai cittadini di Stati non appartenenti all'Ue.
Lo ius culturae prevede invece l’ottenimento della cittadinanza per il minore straniero, nato in Italia o entrato nel paese entro il dodicesimo anno di età, che abbia frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli di studio o seguito percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali per conseguire una qualifica professionale. E’ inoltre necessario che il ciclo delle scuole primarie sia superato con successo.
In un contesto così difficile per il Paese gli italiani secondo un sondaggio Ipsos, pubblicato dal Corriere della Sera, sono contrari nel concedere lo ius soli agli stranieri.
Analizzando i dati, il 54% degli italiani è contrario a dare la cittadinanza italiana ai figli di immigrati stranieri nati nel nostro Paese, con almeno un genitore che abbia un permesso di soggiorno permanente in Italia, a fronte di un 44% di favorevoli. Uno stesso sondaggio Ipsos, effettuato nel 2011, mostrava risultati ben differenti: i favorevoli allo ius soli erano il 71%, mentre i contrari erano al 27%. Tra i votanti gli elettori del Pd sono compatti e uniti a favore dell'approvazione della legge (78%) mentre tra i forzisti e i leghisti prevale nettamente la contrarietà (86%). L’elettorato dei Cinquestelle è più trasversale e più diviso: 58% è contrario allo ius soli a fronte di un 42% di favorevoli.
La presenza degli immigrati, inoltre, rappresenta una minaccia per il 50% degli italiani mentre per il 49% è il confronto tra le culture è uno dei fattori di crescita del Paese. La maggioranza degli italiani, ben il 54%, non crede che la presenza degli stranieri sia necessaria per il nostro Paese.
Questo dato è sicuramente significativo soprattutto per il momento critico che l’Italia sta vivendo con le PMI e le grandi aziende in pieno fallimento costrette a cambiare la propria sede legale o peggio ancora svendute ai concorrenti esteri. Cis ono poi i pensionati che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese che nella maggior parte dei casi sono ancora coloro che mantengono in pieno il nucleo familiare sobbarcandosi un carico fiscale enorme e del tutto inappropriato. Per non parlare dei giovani talentuosi ormai emigrati all’estero, stufi di una situazione così precaria e sfruttatrice in termini lavorativi dove lo Stato non è mai intervenuto seriamente per rilanciare in modo adeguato il modo del lavoro ormai cancro del Paese da diversi anni.
Per finire c’è da sottolineare anche una situazione politica deficitaria che non riesce ancora ad oggi ad approvare una legge elettorale per le prossime elezioni politiche, la quale data presumibilmente si avvicina sempre di più. Una situazione di stallo che penalizza il Paese e che affossa il ceto medio colonna portante dell’Italia anche nei suoi momenti più difficili.
Ora la domanda è lecita, è proprio necessario in questo difficile momento storico per il Paese risolvere la questione legata alla cittadinanza per il cittadino straniero? considerando i 13 anni di discussioni inutili in Parlamento e il momento di deficit sociale, politico ed economico che sta vivendo il Nostro Paese? gli italiani hanno risposto con un secco No, la politica è invece ferma in Senato.
Edoardo Desiderio – Agenzia Stampa Italia