Esclusiva. Amministrative: Nevi –“Tenere conto del voto di protesta ma no al “nuovismo”. Per vincere centrodestra unito sul modello “Perugia”

nevi(ASI) Perugia – Il capogruppo regionale di Forza Italia, Raffaele Nevi, fa il punto sulle amministrative appena concluse. In esclusiva per Umbria Notizie Web, Nevi delinea il quadro della situazione partendo dalla “rivoluzione democratica” del Movimento 5 Stelle a livello nazionale, per concludere con un’ analisi dell’operato del centrodestra a livello regionale e delle prospettive per il futuro.

-Quali indicazioni sono emerse da queste amministrative?

Mi pare che quando siamo uniti e mettiamo persone serie, capaci e credibili, che a queste doti coniughino anche la giusta esperienza, possiamo arrivare anche a grandi risultati come è stato nel caso della nostra Amelia. Credo dunque che la tendenza per il futuro sia questa; cioè cercare di tenere unito e compatto il centrodestra, e di mettere possibilmente persone giovani, però competenti, credibili e serie, che magari vadano incontro alla voglia di cambiamento dell’elettorato, tranquillizzandolo anche magari. Dico questo perché il cambiamento mette spesso anche un po’ paura. Penso che siano questi gli insegnamenti che traiamo da queste amministrative.

-Parlando della “vera e propria rivoluzione democratica”, come autodefinita dai penta stellati: vittoria del Movimento Cinque Stelle a Roma, città con gravi e manifesti problemi gestionali, ma anche a Torino, città anch’essa con qualche criticità, ma tutto sommato ben amministrata. Si tratta di un voto di protesta, di un voto di pura opposizione, oppure è un segnale che va in qualche modo interpretato?

Si tratta evidentemente di un voto di protesta, cui magari si somma pure la candidatura giusta, come può essere stato quella della Appendino a Torino. Chiaramente la voglia di cambiare rispetto ad un sistema che da troppi anni è al potere chiaramente può arrivare a determinare un effetto come quello di Torino. Io penso che a Torino ci sia stata una forte componente dell’elettorato di centrodestra che è andata a votare per i candidato del Cinque Stelle. C’è quindi una forte spinta a cambiare metodi. Una spinta che porta a cercare di creare una certa discontinuità nell’amministrazione che si può palesare attraverso diverse candidature che possono essere del centrosinistra così come del centrodestra. Magari dove governava il centrodestra vince la candidatura di centrosinistra, e viceversa. Ma si è visto che in tale bilancio va ad inserirsi anche ovviamente il Cinque Stelle ogni qual volta che il centrodestra non sia in grado di esprimere un candidato di livello tale da poter cogliere la sfida.

-Parlando di questa tornata elettorale, ma spostandoci però sui piccoli centri e sui capoluoghi di provincia, come Novara e Crotone, ma anche soprattutto nella “rossa” Toscana, terra del premier Matteo Renzi, si è vista una affermazione di misura del centrodestra. Secondo lei è possibile che sia stato in buona parte merito, o colpa, dell’impostazione voluta dal Pd e dal premier-segretario “dell’uno contro tutti”?

Secondo me il tema dell’ opposizione a Renzi è chiaramente presente. Insomma, la “luna di miele” del governo Renzi è finita. Questo ha sicuramente inciso. A mio avviso però nelle amministrative un peso determinante lo rivestono le dinamiche locali, però non c’è dubbio che siano un segnale di stanchezza nei confronti di un Renzi che ormai un po’ usurato è.

-Passando alle vicende di “casa nostra”, in Umbria il Pd ha riaffermato fin dal primo turno la propria influenza su Città di Castello. Il Centrodestra ha ottenuto la propria vittoria più eclatante ad Amelia, strappandola al Pd. Interessante è stato il ballottaggio ad Assisi, città amministrata dal centrodestra da vent’anni, che ha visto infine prevalere la coalizione di centrosinistra definita dal Pd “il laboratorio dei civici”, con riferimento alla grandecoalizione tra civici, cattolici e centrosinistra. Secondo lei per il centrodestra sarebbe stato possibile vincere ad Assisi, oppure non era possibile? Si tratta di una sconfitta che ha ragioni profonde?

Che il centrodestra avesse possibilità di vincere ad Assisi è certo. Li purtroppo la sconfitta ha avuto ragioni profonde. Parlo delle spaccature all’interno del centrodestra e quindi questo si è riflettuto negativamente sulle elezioni. Ritengo che da Assisi va tratto l’insegnamento che dobbiamo cercare di ricomporre le fratture laddove ci sono e si palesano poiché altrimenti il centrodestra finisce per pagarne il prezzo. Nel caso di Assisi poi non c’è dubbio che il centrosinistra abbia azzeccato pure la candidatura. Quello di Stefania Proietti era evidentemente il profilo giusto per Assisi. Una persona giovane, e quindi anche li forse c’era un po’ di voglia di cambiare dovuta anche e soprattutto alle guerre interne al centrodestra, quindi ecco qua spiegato il risultato.

-Il Centrosinistra, e in particolar modo la presidente della regione Catiuscia Marini e il segretario regionale del Pd Giacomo Leonelli, hanno parlato della coalizione che ha vinto ad Assisi come di “un grande laboratorio civico” e di un “modello per il futuro Pd”. Cosa ha da offrire invece il centrodestra? C’è un progetto per ripartire con una destra più unita?

Tale progetto c’è. Esiste e si tratta del modello che ci ha portato alla vittoria di Perugia due anni fa, che ci ha fatto sfiorare la vittoria l’anno scorso, e che ci ha consentito il successo di Amelia. Si tratta di un centrodestra realmente unito con una classe dirigente che sia fresca, che sia competente e che sia giovane. Quindi le caratteristiche sono queste. Quando noi le azzecchiamo si può vincere, o si può perdere, ma restiamo molto competitivi. Comunque il centrosinistra gioisce perché chiaramente hanno vinto. Fanno bene, ci mancherebbe altro, perché giustamente hanno vinto, ma non si tratta certo di una vittoria di misura. Non è di certo finita 70 a 30. Si può recuperare tutto. Ringraziamo Giorgio Bartolini per quello che ha fatto per il centrodestra fino ad oggi, e per il futuro dobbiamo cercare di proporre un modello che si fondi sull’unità e anche su persone nuove. Anche se sottolineo e ribadisco che il “nuovismo” fine a se stesso non è la soluzione. Ci possono essere persone nuove ma non competenti che sarebbero disastrose. Dobbiamo mettere in campo un mix di caratteristiche che possono fare la differenza. La cosa fondamentale è schierare persone serie, credibili, autorevoli, e competenti che diano al cittadino che vota la sensazione che si mette in buone mani.

Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia       

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