Torino dopo 23 anni cambia padrone. Chiara Appendino del  M5S eletta Sindaco

(ASI) Torino -  cambia padrone dopo 23 anni. Chiara Appendino, Movimento 5 Stelle, è il nuovo sindaco della città della Mole con il 54,56% delle preferenze. Una rimonta di undici punti conclusa con una vittoria schiacciante ai danni di Piero Fassino (si partiva dal 42-31 per il sindaco uscente) e soprattutto di quel Partito Democratico che esce con le ossa decisamente rotte dalle Amministrative 2016, date anche le batoste rimediate a Roma e, due settimane fa, a Napoli.

ALLEANZE ANTI PD. Decisiva, dunque, la confluenza dei voti del centrodestra verso l’esponente del M5S («Scegliere il male minore», ad esempio, era stato l’appello finale di Roberto Rosso ai suoi elettori negli scorsi giorni) ma soprattutto la voglia di cambiamento delle periferie. Se nella Circoscrizione 1 (Centro e Crocetta), Fassino ha dominato con 20 punti di margine, la propulsione pentastellata si è infatti materializzata in tutta la sua forza dai quartieri popolari della zona nord (Falchera, Barriera di Milano) dove le preferenze per Chiara Appendino hanno sfiorato il 63%.

CHIARA APPENDINO. Trentadue anni appena compiuti, laureata in economia internazionale e management alla Bocconi di Milano, il neo sindaco - o, boldrinianamente, neo sindaca, così come da slogan ufficiale - cresce nel mondo della buona borghesia sabauda, con un padre che per trent’anni è stato dirigente e attualmente risulta vicepresidente esecutivo di Prima Industrie, multinazionale leader nel settore dello sviluppo, produzione e commercializzazione di sistemi laser per applicazioni industriali. Eletta in Consiglio nel 2011, è considerata una grillina atipica dai toni pacati e tutto sommato indipendente dal direttivo del Movimento (prova ne sia il rifiuto di firmare quel “contratto dei candidati” che, ad esempio, Virginia Raggi si è impegnata a sottoscrivere a Roma con lo staff del M5S). Grazie al successo in queste Amministrative, Chiara Appendino diventa il terzo sindaco donna della storia di Torino, dopo Maria Magnani Noya (1987-1990) e Giovanna Cattaneo Incisa (febbraio-dicembre 1992).

LA STRADA PER IL SUCCESSO. «È stato un lungo cammino iniziato cinque anni fa – il commento non propriamente a caldo della Appendino, che nel dubbio si affida alla lettura di un comunicato nella sala stampa allestita a Palazzo Civico – durante il quale molte persone si sono avvicinate a noi, portando idee ed esperienze nuove. Ci siamo presentati come siamo, come sono, e i tornesi ci hanno accolto con un rinnovato interesse per la politica. È stata una campagna elettorale intensa e faticosa, che abbiamo portato avanti con impegno e generosità, senza mai perdere il sorriso anche nei momenti difficili».

FRAMMENTI DI STORIA. Nel mezzo, una romantica passeggiata nella memoria torinese («altro non siamo che un piccolo frammento della nostra città»), dalla fondazione ai giorni nostri, passando per l’assedio franco-spagnolo del 1706, la Resistenza e le ondate migratorie dal Mezzogiorno, prima, e dal Mediterraneo poi.

PRONTI A GOVERNARE. In chiusura, l’impegno con i cittadini: «Oggi finisce un capitolo della storia di Torino e se ne apre un altro. A me spetterà il compito di scrivere le parole nelle quali ogni singolo torinese possa sentirsi rappresentato. Abbiamo la possibilità di costruire una nuova comunità urbana, con il dovere di ricucire una città profondamente ferita, ricostruendo il rapporto di fiducia tra cittadini e amministratori. Siamo pronti a governare».

AMARO FASSINO. «Il dato è inequivocabile: è evidente dal voto che il centrodestra ha votato in blocco la candidata M5S – ha sentenziato l’ormai ex sindaco di Torino - era un’occasione troppo ghiotta far perdere il centrosinistra a Torino dopo 23 anni. Questa motivazione ha prevalso sopra ogni altra cosa». A più ampio raggio la chiosa: «L’esito delle Comunali deve forse far compiere una riflessione di tipo politico, perché questa situazione si è verificata solo dove la sfida era tra centrosinistra e M5S».

PROFEZIE NEFASTE. Una sconfitta che per Fassino sa ancora più di beffa, perché negli immediati istanti successivi all’ufficialità dei risultati il mondo del web, dai social ai portali di informazione, ha impietosamente riesumato le sue due “tragiche” profezie. La prima, celeberrima, risale al 2009, destinatario un Beppe Grillo fresco di esclusione dalle primarie Pd: «Se Grillo vuole fare politica, fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende». La seconda, maggio 2015, a margine di un acceso diverbio in Sala Rossa proprio con l’allora consigliere Chiara Appendino: «Mi auguro che un giorno lei si segga su questa sedia e vediamo se poi sarà capace di fare tutto quello che oggi ha auspicato di poter fare».

GIALLO TORINO. Il successo del Movimento 5 Stelle è confermato anche fuori dai confini del capoluogo piemontese. A San Mauro, il grillino Marco Bongiovanni si è imposto sul leghista Davide Benedetto con il 65% delle preferenze; così come a Pinerolo, dove Luca Salvai (57%) ha battuto la concorrenza di Luca Barbero (Pd + Moderati). L’unica sconfitta per i pentastellati (19 ballottaggi vinti sui 20 cui ha partecipato in tutto lo Stivale) arriva da Alpignano, dove Andrea Oliva, appoggiato da due liste civiche, si impone su Cosimo Di Maggio con il 65% dei voti.

Attila J.L. Grieco – Agenzia Stampa Italia

 
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