Renzi e Berlusconi, i due compari che si spartiscono l’Italia

(ASI) Che cosa sta succedendo? Qualcosa di grave, di gravissimo: l’occupazione di tutti i centri di potere del nostro Paese dai due compari, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.

Renzi, come tutti sanno, è diventato segretario del Pd, e poi l’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - motuproprio - ha defenestrato Enrico Letta e ha affidato all’ex sindaco di Firenze il governo del Paese. 

Berlusconi, cacciato dal Parlamento in seguito alla condanna per frode fiscale, in teoria dovrebbe stare agli arresti domiciliari, in pratica distribuisce le carte al tavolo verde, dove giocano i due compari. Che non contenti del potere che hanno, stanno brigando con l’Italicum, la nuova, pessima, legge elettorale (superporcellum, la chiamo io) ed il prossimo inquilino che intendono mandare al Quirinale di controllare tutte le istituzioni del nostro Paese. C’è qualcuno – sprovveduto o, peggio, prezzolato – che scrive e va in televisione a dire che i due collaborano perché hanno simpatie reciproche. Insopportabili idiozie. I due compari sono quanto di più spregiudicato ci sia in circolazione, e i sentimenti e le simpatie non sanno nemmeno che cosa siano.

I due compari hanno scoperto, e non da adesso, ma sin dal primo incontro, che insieme, uniti, possono avere un potere straordinario, e sono in condizione di occupare tutti i centri nevralgici, tutte le istituzioni e così, di fatto, spartirsi il Paese. Cosa che stanno facendo. Bisognerebbe fermarli. Ma chi lo può fare se dietro di loro ci sono poteri forti? E nemmeno tanto occulti. Il grido d’allarme dei magistrati, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, è stato pressoché unanime: il Paese, dal Nord al Sud, è in mano alla criminalità organizzata e la corruzione dilaga, la prescrizione breve e la cancellazione del falso in bilancio provocano danni inimmaginabili. E chi se ne importa.   Le riforme che interessano ai due compari sono altre. Intanto cercano di mettere le mani sul Quirinale. Si può immaginare che il nuovo presidente della Repubblica, possa essere un uomo che non sia a loro gradito? Non solo, che non disturbi i due manovratori, ma che sia anche in grado di trovare un qualche appiglio giuridico per riabilitare Silvio Berlusconi così da tornare ad essere ricandidabile. E chi, tra i tantissimi nomi circolati in questi giorni ha le maggiori probabilità? Provo a fare un pronostico e se dovessi indovinare, spiegherò la scelta ad elezione avvenuta: Graziano Delrio, l’asso nella manica che Matteo Renzi tirerà fuori al momento propizio, che potrebbe essere già alla quarta votazione quando basterà la maggioranza assoluta.

Intanto, in attesa che Renzi faccia un altro gioco di prestigio, sono patetiche le fronde che ci sono, sia nel Partito Democratico sia in Forza Italia, quando richiamano, giustamente, i due capipartito ad un maggiore contegno, a rimanere entro i limiti che impongono i ruoli diversi tra maggioranza e opposizione. A Renzi e Berlusconi non interessa assolutamente nulla che Bersani, Civati o Fassina da una  parte e Fitto e Capezzone dall’altra si oppongano con tutti i mezzi a questo imbarazzante incesto politico. Gli straordinari interessi reciproci dei due compari sovrastano e travolgono tutto e tutti, ogni diritto, ogni logica, ogni pudore. E, francamente, non si sa se sia il caso di commiserarli quei renziani di ferro che, rischiando il ridicolo, cercano di spiegare (forse più a loro stessi che agli altri) che non ci sia, di fatto, una nuova maggioranza Pd-Fi (del Nazareno la chiama qualcuno) e che i voti, indispensabili dell’ex cavaliere, al Senato per approvare l’Italicum, (uno straordinario superporcellum studiato ed elaborato da loro due) siano stati dati perché si sia trattato di una riforma elettorale che riguarda e interessa il Paese. Ohibò, c’è anche il Paese. Magnifico, non ci avevo mai pensato. Il quale, però, rimane attonito, frastornato, esterrefatto dalle performance che riescono a fare i due compari sulla scena e, quello ancora più inquietante, che sanno fare dietro le quinte.

Che fine faranno queste due fronde, svaniranno davanti all’ arrogante decisionismo dei due padroni del vapore o sono in condizione di operare qualche strappo? Fitto e Capezzone non hanno né i soldi né gli elettori per fare un nuovo partito, quindi è un dissenso fine e se stesso destinato ad esaurirsi in breve tempo.

Il problema economico - che non è affatto un dettaglio - riguarda anche la frangia capeggiata da Bersani e da tanti altri parlamentari, ma in questo caso, a differenza dell’area di destra ci possono essere tanti elettori che non apprezzano il comportamento di Renzi e del suo governo e sono in cerca di una nuova collocazione. Una collocazione che potrebbe nascere nelle prossime settimane, sull’esempio di quello che è avvenuto in Grecia, con la vittoria di Alexis Tsipras. Insomma la minoranza Pd, Sel con Nichi Vendola e altri parlamentari fuoriusciti o cacciati dal M5Stelle, potrebbe trovare punti, progetti e programmi in comune per un nuovo raggruppamento politico. Un’intesa trasversale, come laboratorio, potrebbe avvenire, in maniera estemporanea, già nei prossimi giorni in occasione delle votazioni per il Capo dello Stato. Sono (sarebbero) scenari verosimili, anche perché, tra l’altro, è l’unico modo per Bersani, Fassina, Civati, D’Alema e tanti altri comunisti, più o meno ex, di rimanere in Parlamento. Il prossimo, se le cose continueranno così, sarà formato solo dai fedelissimi di Renzi e Berlusconi. Su questo credo che nessuno possa avere dei dubbi. Sempre per il bene del Paese, naturalmente. 

Fortunato Vinci - Agenzia Stampa Italia

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