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Electrolux: operazione ricatto
(ASI)Mestre-Susegana-Pordenone: Operazione ricatto. Se poco tempo fa, per Agenzia Stampa Italia avevo scritto che il mondo moderno avrebbe trasformato il lavoro in schiavitù, le prove si fanno avanti giorno dopo giorno. Da mesi il "colosso del freddo" svedese Electrolux sta ricattando la maggior parte dei lavoratori degli stabilimenti italiani. Ieri, ha posto il suo diktat, assoluto, intransigente, senza alternative: stipendi italiani abbassati ai livelli della Polonia, altrimenti, chiusura e delocalizzazione. La "medicina amarissima" è stata presentata il 27 gennaio a Mestre, e consterebbe di tre tappe: riduzione dello stipendio italiano da 1350 a 800 - 900 euro al mese; rinuncia dei benefit della contrattazione integrativa; abolizione degli scatti di anzianità; rinuncia agli aumenti contrattuali di 130 euro al mese fino a tutto il 2015. Tutto ciò sarebbe indispensabile per poter competere in un mondo globalizzato, con i concorrenti come: Wirpool, Indesit, Samsung e Lg.

In ballo ci sono seimila posti di lavoro, negli stabilimenti di Solaro, Forlì, Susegana e forse Porcia.  E se ci pensiamo, in confronto la proposta di Confindustria, era oro: si parlava di un taglio dei salari del 10%, ma ripagati di benefit dalle Regioni, quantificabili in: buoni pasto mensa, libri scolastici pagati per i figli, trasporti agevolati, sanità integrata.

Ora, riflettiamo anche solo per un attimo: si eviterà la chiusura, ma si metteranno 6 mila famiglie in ginocchio. E' impossibile vivere con 900 euro al mese, soprattutto se con figli, coniuge a carico, mutuo o rate di altre cose da pagare. I diritti sociali dei lavoratori sono inalienabili. Un'operazione del genere è scandalosa. E' giusto modernizzare gli stabilimenti, è altrettanto giusto essere competitivi, è tremendo ricattare seimila lavoratori. E' un oltraggio punire i lavoratori con sacrifici pesantissimi, che probabilmente si riveleranno inutili.

Si può pensare di ridurre leggermente le pause di lavoro, ma non di eliminarle per portare la giornata a 6 ore fisse sino al 2017, senza il tempo di andare in bagno o addentare un panino. Gli uomini e le donne sono persone, non macchine. Si è elementi della catena, non numeri.

Se la produzione poi viene ripagata con la riduzione di 450 euro al mese del proprio salario, come si potrà pensare di vivere?

Questo è il libero mercato, la globalizzazione il processo produci - consuma - crepa. Occorre ribellarsi. E' assolutamente necessario un serio intervento governativo, che non abbandoni questi lavoratori ad una fine certa. La schiavitù è terminata secoli fa. Non ripristiniamola.

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

 
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