Lo abbiamo incontrato per farci spiegare la sua idea di Lega e le sue proposte.
La prima domanda è d’obbligo: chi è Manes Bernardini?
“Un leghista della prima ora. Un leghista di Bologna. Sono avvocato. Attualmente sono responsabile del dipartimento “Sicurezza, giustizia e immigrazione” della Lega Nord federale e consigliere regionale. Nel 2011 sono stato candidato sindaco a Bologna per tutto il centrodestra. Abbiamo sfiorato l’impresa: il ballottaggio”.
Le si è candidato alla segreteria della Lega e punta ad un forte rinnovamento. Quali sono le sue proposte per il nuovo Carroccio?
“La Lega ha bisogno di una forte azione di rinnovamento e di riconquistare credibilità. Il mio progetto? Punto ad aggregare sotto le insegne Lega Nord tutti i movimenti autonomisti del Paese, dalla Sardegna al Sudtirolo. La Lega Nord che ho in mente è un grande contenitore delle singole esperienze indipendentiste, una grande squadra che raccoglie il meglio degli autonomisti. Insieme possiamo mettere a frutto esperienze importanti e garantire massa critica e rappresentanza a chi aspira all’autodeterminazione, ma soprattutto coordinare i territori in lotta contro uno Stato Centrale incapace di riformarsi, iper burocratizzato e nemico del popolo, delle imprese, delle famiglie e che va smantellato”.
La Lega è, nell’italiano medio, storicamente identificata sull’asse lombardo-veneto ci può spiegare come è diventato leghista venendo da una regione rossa come l’Emilia?
“La Lega Nord non è solo in Lombardia e Veneto, dove è grande e domina. Al di sotto del Po c’è grande fermento, la mia presenza e il mio entusiasmo lo testimoniano. Con la mia candidatura voglio dare voce alle migliaia di militanti che fino ad oggi hanno vissuto quasi ai margini rispetto all’asse lombardo-veneto. Ci siamo, siamo forti e abbiamo voglia di fare.
Leghista a Bologna? Il segreto è non mollare, avere il coraggio di essere controcorrente e non temere il ‘sistema’. Alle Elezioni Regionali, dove per la prima volta abbiamo portato Bologna nel Palazzo di Viale Aldo Moro, ho preso 5.542 preferenze e alle Comunali abbiamo mancato il ballottaggio per meno di 1.500 voti. E’ il segno che c’è voglia di Lega e di cambiamento. Non a caso tanti continuano a bussare alla nostra porta. A Bologna il Pd è un comodo salotto, la Lega è in trincea a lottare per i diritti dei cittadini.
Era meglio la Lega di Bossi o quella attuale di Maroni e quali sono le differenze più marcate tra queste due segreterie?
“La Lega Nord ha grandi padri, ma la sua forza sono le idee. Federalismo, indipendenza, diritto di decidere a casa propria, risorse ai territori: questa è la grande eredità di Bossi, raccolta da Maroni e destinata a rimanere sempre attuale, fino a che esisterà la questione settentrionale.
Se trent’anni fa i ‘Quaderni padani’ elencavano 50 ragioni per l’indipendenza, oggi ne trovo almeno il doppio. Questa è la nostra forza: la continuità nel cambiamento”.
Lei, Tosi e Salvini rappresentate una nuova generazione per la Lega. Quali sono le sfide che attendono la nuova Lega?
“Come detto: rinnovamento e comunicazione. Dobbiamo rinnovare la classe dirigente e comunicare meglio il valore delle nostre battaglie. Ma serve anche un drastico stop alla politica dei compromessi. Mai più alleanze con i partiti centralisti di Roma. I nostri interlocutori devono essere i territori, i movimenti, anche europei, che - come noi - aspirano all’indipendenza e alla libertà”.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia