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Confcommercio Umbria: ” Abusivismo e contraffazione uccidono l’economia legale
(ASI) Le imprese del commercio, turismo e servizi chiedono:  più controlli, maggiore coordinamento delle azioni di contrasto, interventi normativi ad hoc, campagne di informazione e sensibilizzazione sui rischi delle attività illegali. “Abusivismo e contraffazione uccidono l’economia legale; mettono in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori; determinano una evasione fiscale che pagano tutti i cittadini; causano la chiusura di imprese oneste e la perdita di posti di lavoro”.

Ha esordito così Aldo Amoni, presidente Confcommercio Umbria, dando il via all’incontro di oggi a Perugia per dire STOP a tutte le forme di illegalità, organizzato nell’ambito della Giornata nazionale di mobilitazione contro l’abusivismo commerciale, la contraffazione e ogni forme di illegalità, indetta per da Confcommercio.

Imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi, in collegamento streaming con i colleghi di tutta Italia, si sono dati appuntamento presso la Sala Partecipazione di Palazzo Cesaroni, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni, degli organi di controllo e delle forze dell’ordine ai massimi livelli.

Hanno partecipato, tra gli altri, il Prefetto di Perugia Antonio Reppucci, il comandante regionale della Guardia di Finanza Cristiano Zaccagnini, i comandanti della Guardia di Finanza delle province di Perugia e Terni Vincenzo Tuzi e Amedeo Farruggio, il comandante provinciale di Perugia dell’Arma dei Carabinieri Angelo Cuneo, il comandante Nas di Perugia Marco Vetrulli.

Sono intervenuti anche l’assessore regionale al commercio Fabio Paparelli e l’assessore al commercio del Comune di Perugia Giuseppe Lomurno in rappresentanza di ANCI Umbria.

L’allarme lanciato da Confcommercio, con la sua Giornata di mobilitazione, non è rivolto solo a chi fa le leggi o deve farle rispettare, ma anche ai consumatori, che possono scegliere ogni giorno se sostenere l’economia sana, che crea sviluppo e occupazione, o quella illegale, che minaccia la salute e la sicurezza, avvelena il clima sociale e finisce per pesare sulle tasche di tutti.

“Abbiamo censito oltre 30 forme di illegalità che danneggiano le imprese del commercio, del turismo e dei servizi”, aggiunge Aldo Amoni. “Le ricerche che abbiamo condotto in questi giorni confermano ciò che da anni stiamo denunciando: abusivismo e contraffazione sono fenomeni trasversali a tanti settori della nostra economia.

Abusivismo, contraffazione, illegalità provocano: l’alterazione delle regole di mercato, un danno economico per le imprese regolari; un pericolo per il consumatore finale, che non ha garanzie in termini di sicurezza, salute e qualità; un danno sociale connesso allo sfruttamento di soggetti deboli (disoccupati, cittadini extra comunitari, ecc…); un danno alle casse dello stato, causato da evasione contributiva e fiscale, dall’Iva alle imposte sui redditi; un danno alla legalità, per il reinvestimento o riciclaggio dei profitti ricavati da attività illecite e criminose, come estorsioni, droga, usura, prostituzione ecc…”


LE PROPOSTE DI CONFCOMMERCIO

Confcommercio ha elaborato una serie di proposte e linee di azione per contrastare i fenomeni illegali:

- rivisitare le fattispecie penali in materia di contraffazione perché da reati contro la fede pubblica siano classificati come reati contro il patrimonio;

- norme procedurali più efficaci;

- la possibilità di perseguire i reati di contraffazione in forma associata;

- misure di contrasto a mezzo web;

- tutela del “made in” su scala europea e internazionale;

- creare una agenzia europea per la lotta alla contraffazione.


In Umbria, Confcommercio chiede inoltre:

- il rafforzamento dei controlli e dei presidi;

- un maggiore coordinamento tra le forze dell’ordine per definire azioni strategiche di contrasto, anche con il coinvolgimento delle associazioni delle imprese;

- interventi normativi ad hoc, per arginare il fenomeno nei diversi settori economici;

- che la Regione si riappropri del potere di controllo, secondo il principio di sussidiarietà, che consente all’organo superiore di intervenire in caso di inazione di quello inferiore.

- che il potere di controllo venga assegnato, se la Regione non vorrà assumere questa funzione in forma diretta, all’attuale corpo di polizia provinciale o alle Camere di commercio, con un proprio corpo di polizia;

- che le campagne di controllo vengano indette anche sulla base di consultazioni con le associazioni di impresa;

- la organizzazione di campagne di sensibilizzazione e formazione nelle scuole;

- la organizzazione di campagne periodiche di comunicazione e sensibilizzazione sui danni del fenomeno.

 

“Con la giornata di mobilitazione di oggi – ha sintetizzato il presidente Amoni - Confcommmercio rinnova e rafforza il suo appello alle istituzioni e agli organi di controllo. Ma chiede anche ai cittadini di condividere questa battaglia per la legalità.

Se diciamo “Legalità, mi piace!” è perché vogliamo in uno stesso mercato le stesse regole: è questo il principio su cui costruire un contesto economico e sociale sano, legale, concorrenziale”.

 

I presidenti di Confcommercio di Perugia e Terni – Sergio Mercuri e Ivano Rulli – sono intervenuti per illustrare i dati quantitativi relativi alle diverse forme di illegalità e le loro implicazioni sociali oltre che economiche.

 

I macronumeri dell’illegalità

 

7 esercizi commerciali su 100 in Italia sono abusivi (sede fissa + aree pubbliche)

 

4 su 100 sono gli esercizi commerciali abusivi in sede fissa

 

1 su 5 sono gli esercizi commerciali abusivi nelle aree pubbliche

 

Perdita di fatturato totale: 17,2 miliardi per l’anno 2013

(8,8 miliardi sottratti al commercio al dettaglio; 5,2 miliardi sottratti al settore bar e ristorazione; 3,3 miliardi il fatturato dei prodotti contraffatti)


70.000 le imprese di commercio bar e ristorazione a rischio chiusura ogni anno

185.000 gli occupati che rischiano di perdere il lavoro ogni anno


Indagine  sui consumatori

Un consumatore su quattro (il 25,6%) ha acquistato nel 2013 almeno una volta un prodotto o un servizio illegale.Il fenomeno è in crescita ed è più diffuso tra le donne e i giovani, soprattutto al Sud. In testa alla classifica degli acquisti illegali si trovano i prodotti di abbigliamento (41,2%), alimentari (28,1%), pelletteria (26,9%) e gli occhiali (27,6%). Oltre il 50% dei consumatori giustifica l’acquisto illegale con ragioni economiche. Solo il 36,2% dei consumatori è convinto che l’acquisto illegale sia effettuato inconsapevolmente. Circa l’80% degli intervistati ritiene che l’acquisto di prodotti illegali/contraffatti o l’utilizzazione di servizi svolti da abusivi possa comportare rischi per la salute e la sicurezza, rivelandosi di scarsa qualità. Il 79% è consapevole del fatto che l’illegalità altera le regole del mercato e penalizza le imprese regolari.

Indagine sulle imprese

Quattro imprese su cinque (l’82,4%) si ritengono danneggiate dall’azione dell’illegalità e dai meccanismi commerciali fuori dalle regole:questi fenomeni sono più accentuati nel Centro e nel Sud Italia. Oltre un terzo delle imprese (il 34,9%) segnala l’acuirsi dei fenomeni illegali rispetto a tre anni fa nel territorio in cui opera; per il 75,3% degli imprenditori del terziario l’azione dell’illegalità, in tutte le sue forme, in primo luogo genera concorrenza sleale o riduce i ricavi e il fatturato a causa delle “mancate vendite”; il 66,4% delle imprese ritiene che la crisi economica stia favorendo questi comportamenti: infatti per oltre il 70% degli imprenditori il motivo principale dell’acquisto di prodotti o servizi illegali è di natura economica. Per oltre il 60% degli intervistati è necessario sensibilizzare i consumatori attraverso campagne di comunicazione e iniziative che coinvolgano tutti i soggetti interessati. Infine, per l’83,2% delle imprese del terziario i controlli attualmente in atto per la repressione dei fenomeni illegali non sono efficaci; per 4 imprese su 5 le sanzioni previste sono insufficienti.

 

ABUSIVISMO E CONTRAFFAZIONE:

I SETTORI PIU’ COLPITI IN UMBRIA

 

ABBIGLIAMENTO – SINDACATO FEDERMODA-CONFCOMMERCIO

(intervento del presidente provincia Perugia Carlo Petrini)

 

Il nostro Paese ha il triste primato di essere il primo in Europa nel consumo di prodotti contraf-

fatti ed è al terzo posto nel mondo per la produzione.

In Italia, il giro d’affari della contraffazione è pari a 6,9 miliardi di euro all'anno, con un impatto negativo sull’occupazione che riguarda complessivamente 110mila posti di lavoro.

 

La Provincia di Perugia, con un fattore di attrazione (che rappresenta i potenziali acquirenti) pari a 229.000,  è a forte vocazione di consumo di prodotti contraffatti.

Siamo collocati al quinto posto in Italia dopo le province di:

  • Roma 2.097.644
  • Reggio Calabria 2.086.375
  • Milano 730.237
  • Firenze 398.496

 

Prima di:

 

  • Bologna 149.415
  • Parma 77.009
  • Torino 51.543
  • Brescia 20.914
  • Rimini 20.063.

 

Il 72% del totale dei sequestri è composto da prodotti afferenti agli accessori di abbigliamento, i capi di abbigliamento, e le calzature.  Ma sappiamo bene che contraffazione e abusivismo sono come un iceberg, in cui al parte emersa è molto inferiore rispetto a quella sommersa.

I prodotti di abbigliamento, gli accessori moda, le scarpe, la pelletteria, gli articoli sportivi sono quelli maggiormente interessati dalla contraffazione.

Una riflessione va fatta anche per il valore attribuito ai sequestri e al fenomeno in generale.


Media di Valore per capo sequestrato:

  • abbigliamento € 10,54
  • accessori di abbigliamento € 19,24
  • calzature € 23,22

 

2,5 miliardi di euro è il fatturato del falso del solo comparto moda in Italia con una percentuale del 35,9% sull’intero fatturato del falso. Secondo la ricerca di Confcommercio – Format Research[1], tra i prodotti illegali acquistati nel 2013, spiccano quelli del settore moda: abbigliamento (41,2%), pelletteria (26,9%), scarpe e calzature (21,0%).

Stime della Banca Mondiale (World Development Report) ritengono che il volume d’affari della contraffazione nel mondo si aggiri intorno 350 miliardi di euro.

Cifre impressionanti, che danno la misura di una economia parallela che rappresenta un FURTO per le imprese, un DANNO per lo Stato, un CRIMINE per la società.

 

PUBBLICI ESERCIZI – SINDACATO FIPE-CONFCOMMERCIO

(intervento del vicepresidente provincia Perugia Tommaso Barbanera)

 

Fipe – Confcommercio ha stimato in oltre 71 milioni di euro il fenomeno dell’abusivismo nella ristorazione in Umbria (71.798.000 euro, di cui 54.028.000 nella provincia di Perugia e 17.771.000 nella provincia di Terni).

Alcuni esempi per chiarire la portata regionale del fenomeno:

- In Umbria esistono centinaia di circoli privati che in maniera impropria e con regole decisamente “diverse” svolgono quotidianamente attività di somministrazione a 360 gradi, a soci (quando ce ne sono) e soprattutto a non soci.

- In Umbria, specialmente nei periodi festivi, molte Pro Loco o organizzazioni sociali, sportive, religiose organizzano cene ed eventi danzanti per soci e non soci e affittano i propri locali per cerimonie, per non parlare dell’ultima moda, quella di organizzare cene aziendali a prezzi contenuti.

- In Umbria sono quasi 700 le sagre che si svolgono ogni anno, per un totale di oltre 6.000 giornate “gastronomiche”. E se è vero che non rientrano nel fenomeno dell’illegalità, rappresentano comunque una consistente fetta di mercato parallelo ed una concorrenza sleale nei confronti dei pubblici esercizi che non può più essere “nascosto” dietro la scusa, più volte sentita dalla politica umbra, della socializzazione e del volontariato. Da anni gli imprenditori aspettano una nuova normativa regionale, promessa da tutti gli assessori che si sono susseguiti nel tempo, ma la politica non si vuole privare di questo importante bacino di voti.

- In Umbria esistono centinaia di ville private (di pregio storico) che vengono affittate ogni week-end da vari soggetti, il più delle volte da pseudo imprenditori, per cerimonie ed eventi vari. Se in una villa  privata si svolgono oltre 100 cerimonie in un anno, questa location non può considerarsi non commerciale e non può non rispettare, per una tutela del consumatore, le stesse regole igienico sanitarie a cui sono sottoposti i pubblici esercizi.

In Umbria al 31 dicembre 2012 erano attive 4.412 imprese del settore (oltre 17 mila gli addetti), con un saldo negativo di –82 rispetto all’anno precedente. Il settore dà lavoro a oltre 17 mila persone, ma la concorrenza sleale, aggiunta alla crisi, rende sempre più difficile andare avanti ed esaspera sempre più l’animo degli operatori in regola, che devono osservare pesanti e onerosi adempimenti.

 

AMBULANTI – SINDACATO FIVA-CONFCOMMERCIO

(intervento del presidente Massimiliano Baccari)

La problematica dell’abusivismo e della contraffazione si avverte in maniera del tutto particolare nelle “piazze”, e sta incrementandosi, creando fortissime difficoltà agli operatori, specialmente in questo momento di profonda crisi.

Non si va molto lontano dal reale (anzi, decisamente siamo sotto i livelli della effettiva realtà) se si azzarda una cifra da cinque a sette abusivi per ogni dieci imprese regolari (circa 178.000 a fine 2012): per un numero complessivo di abusivi oscillante fra 80 e 100 mila a livello nazionale.

I dati di “fatturato abusivo” rappresentano da un minimo del 27% ad un massimo del 35% della cifra d’affari del commercio su aree pubbliche regolare.

Secondo un’indagine promossa all’interno della nostra categoria, che ha coinvolto oltre 600 operatori, per l’82% il fenomeno è aumentato nell’ultimo anno, mentre per il 6% è diminuito e per il 12% è rimasto invariato.

Da una indagine fatta dalla Fiva Nazionale emerge che un terzo dei consumatori intervistati hanno dichiarato di effettuare regolarmente acquisti dagli abusivi: tale quota cresce nel quadriennio di quasi 3 punti e si attesta al 29,6%.

Ma la cosa più preoccupante che emerge è che questi consumatori che acquistano questi prodotti marcatamente “taroccati”, coscienti di acquistarli, solidarizzano con il venditore (spesso di colore o extracomunitario) non rendendosi affatto conto del problema che creano.

Il fenomeno si intensifica  in concomitanza con lo svolgimento di mercati, fiere, manifestazioni culturali e commerciali, in cui si inseriscono gruppi, anche ben organizzati, di venditori abusivi (a maggioranza di provenienza extracomunitaria) che pongono in vendita prodotti a marchio contraffatto o di dubbia provenienza, in totale spregio di ogni norma legislativa e fiscale.

Negli ultimi due/tre anni, è esploso anche il fenomeno dei cosiddetti mercatini dell’artigianato e dell’hobbystica, in cui  i soggetti che vendono si qualificano come “non professionali” ma realizzano consistenti volumi di affari del tutto intracciabili e quindi “sconosciuti” al fisco.

I mercatini dell’hobbystica e dell’antiquariato sono poi una vera e propria casbah dove l’abusivismo è eretto a regola, talché appare impossibile distinguere l’operatore regolare da quello abusivo, e dove l’articolo “patacca” prevale sull’articolo “serio” per cento a uno. Nella nuova legge regionale abbiamo voluto introdurre una norma che li riguarda, confidiamo che i Comuni sappiano attuarla al meglio.

ll problema è ulteriormente ampliato anche da quei comportamenti che creano seri dubbi di regolarità. E’ il caso, ad esempio dei banchi che vendono prodotti di abbigliamento  “tutto un Euro”. Pensare che in questa cifra ci possa essere compreso: il costo della merce, il costo dei dipendenti, i costi legati a tutte le tasse e tariffe che gravano sulle attività e il margine per il proprietario, diventa veramente difficile.

Ci sarà qualcosa da approfondire?

 

MACELLAI – SINDACATO FEDERCARNI-CONFCOMMERCIO

(intervento del presidente provincia Perugia Paolo Roselletti)

 

Il fenomeno dell’abusivismo si manifesta in modo più evidente nelle macellazioni private.

Le macellazioni che riguardano gli ovo/caprini o i suini, che per dimensione possono essere macellai fuori dai mattatoi, sfuggono al controllo e al monitoraggio, ma contano certamente un grandissimo numero di capi.

Anche le macellazioni private dei bovini hanno in Umbria una consistenza assolutamente straordinaria, soprattutto se rapportata nella realtà di una piccola regione.

Dopo numerosi interventi, Federcarni è riuscita ad ottenere dalla Regione, nel 2006, una normativa che avrebbe dovuto regolamentare le macellazioni private, ma risulta che non trovi applicazione capillare in tutte le strutture di mattazione.

Nonostante la crisi economica, che ha portato ad un calo dei consumi della carne e che si è manifestata anche nella diminuzione delle macellazioni private, i numeri sono ancora troppo elevati per non far pensare che dietro non ci sia un commercio irregolare della carne.

Macellare un bovino, che secondo le norme non può essere diviso in più di 4 persone o nuclei familiari, comporta consumi di carne bovina abnorme in confronto alle medie nazionali.

Secondo una recente indagine, pubblicata dal Sole24ore, i consumi di carne (di tutte le carni) in Italia è intorno agli 80 chilogrammi annui.

La maggior parte di questa è pollame o carne suina, in parte ovo/caprina e la restante è bovina. Questo significa che una famiglia media umbra dovrebbe consumare un quarto di vitello in un anno. Dove lo tiene? Come lo conserva?

Forse è più facile pensare che dietro tutto questa mole di carne macellata ci sia una vendita illecita, fatta in locali non a norma, senza una vera tracciabilità e con metodi di conservazione non idonei.

AGENZIE DI VIAGGIO – SINDACATO FIAVET-CONFCOMMERCIO

(intervento della presidente provinciale Ivana Jelinic)

In base ad una ricerca condotta dall’Osservatorio Fiavet, in collaborazione con Isnart, si stima che quasi 2 miliardi di euro di fatturato provengano da movimenti sommersi e che ciò determini un gettito Iva evaso pari a 382,3 milioni di euro e a quasi 20 mila posti di lavoro sommersi e non imputati al settore.

Nel corso degli ultimi anni FIAVET UMBRIA ha effettuato diverse segnalazioni di attività abusive. I risultati del 2013 sono:

 

ABUSIVISMO - SEGNALAZIONI EFFETTUATE DA FIAVET nel 2013

TOTALE SEGNALAZIONI

CONTROLLI

 

NESSUNA RISPOSTA

CONTROLLO EFFETTUATO

SANZIONATE

 

 

27

 

 

Situazione      risposte

Regolare         varie

Copertura

Agenzia di

Viaggio

 

 

 

10

3                  10

4

 

 

TIPOLOGIE DI ABUSIVISMO NEL SETTORE VIAGGI

 

Sono sostanzialmente di due tipi:

  1. svolgimento di attività di organizzazione, produzione, promozione, intermediazione di servizi turistici senza il rispetto delle prescrizioni normative;
  2. soggetti del tutto privi di legittimazione a svolgere attività di produzione organizzazione, intermediazione, promozione autorizzazione di servizi turistici, in quanto non rientranti nelle categorie previste dalla legge.

 

RISCHIO PER IL CONSUMATORE - fruitore del servizio - per l’assenza di un contratto di viaggio che ne tutela i diritti, per l’assenza di una polizza assicurativa che ne garantisce i diritti, per l’assenza di una figura professionale responsabile dell’attività dell’agenzia viaggio.

 

CATEGORIE DEI SOGGETTI CHE MAGGIORMENTE OPERANO NEL “LIBERO” ABUSIVISMO NEL SETTORE VIAGGI

 

  • Associazioni “senza scopo di lucro” culturali, sportive, religiose,
  • CRAL aziendali,
  • attività commerciali in genere (negozi sportivi ecc.);
  • parrocchie;
  • Istituti scolastici;
  • singoli privati .

 

Molte volte le associazioni senza scopo di lucro hanno effettuato iscrizioni a soci pochi giorni prima della partenza per un viaggio, quando la legge prevedeva una iscrizione preventiva di almeno 6 mesi.

IL COMPORTAMENTO DEGLI ORGANI DI VIGILANZA

 

Gli organi di vigilanza vivono tutto ciò con un’incredibile impasse.

Le cause di questo immobilismo sono molteplici. Da un lato, vi è la difficoltà a vigilare sulle forme abusive in questione perché, per loro stessa natura, tendono a paludarsi nelle pieghe della regolarità o, ancora più spesso, a sfuggire del tutto agli occhi dei più; dall’altro, tuttavia, è impossibile nascondere che i controllori spesso tendono a non affrontare il problema e a non porre in essere comportamenti impopolari quali irrogazione di sanzioni, obbligo di chiusura o di cessazione dell’attività, sequestri e confische di merci e attrezzature.

Le ragioni di quest’ultimo atteggiamento risiedono, in alcuni casi, nella conoscenza diretta che gli organi di controllo hanno dei soggetti abusivi   o, in altri casi, nella volontà di non infastidire forme che o non sono considerate abusive nell’immaginario collettivo (come le gita parrocchiale di più giorni) o sono riscontrabili con difficoltà superiori a quelle di un ordinario controllo condotto su un’attività regolare che, in quanto sempre raggiungibile, è certamente più agevole e più bersagliata.

Tale atteggiamento degli organi ispettivi, ancorché sconta le frequenti carenze di personale disponibile ad effettuare controlli, tuttavia non può essere assecondato e merita una profonda riflessione circa le competenze ispettive in generale, anche prevedendo soggetti che, non in sostituzione ma in aggiunta rispetto a quelli ordinari, agiscano con un percorso parallelo ed alternativo.

 

LE AZIONE AD OGGI MESSE IN ATTO DA FIAVET UMBRIA

  1. Attività costante di segnalazione agli organi competenti
  2. Incontro con le istituzioni regionali, con la Gdf
  3. Azioni legali nei confronti di casi più eclatanti 
    1. Inserimento del problema posto da Fiavet Umbria nella campagna contro l’abusivismo promossa dalla Confcommercio Provinciale e Regionale:
    2. Centinaia di comunicati stampa
    3. Protocollo d’intesa con le Associazioni dei Consumatori e realizzazione di un materiale informativo “Parti Tranquillo” destinato al consumatore finale .

LE NOSTRE RICHIESTE

  • La legge ha attribuito il controllo del territorio all’Associazione dei Comuni. Ad oggi non sappiamo cosa sia questa associazione e come funzioni. Abbiamo bisogno di organismo di polizia amministrativa funzionale e competente. In grado cioè di vigilare, prevenire e reprimere le forme abusive.
  • Inasprire le sanzioni in genere per tutte le forme di abusivismo, laddove ciò sia possibile trattandosi di competenza normativa regionale.
  • Realizzazione di un Osservatorio regionale sul fenomeno dell’abusivismo, magari attraverso l’Osservatorio sul Turismo, che studi l’incidenza del fenomeno sul settore.
  • Valorizzazione delle agenzie in regola. L’Apt di Firenze ha inserito nel proprio sito  un link delle agenzie di viaggi in regola

 

FIORISTI – SINDACATO FEDERFIORI-CONFCOMMECIO

(Intervento del presidente provincia Perugia Renato Ceccarelli)

 

Nel settore dei fioristi il venditore abusivo è l’ultimo anello di una catena commerciale ben strutturata, che opera in totale dispregio delle norme sia commerciali che fiscali, e che non di rado ha collegamenti anche con la criminalità organizzata.

Il lavoro del fiorista ha picchi stagionali e si sviluppa essenzialmente a ridosso di feste o ricorrenze.  E’ in questi periodi che le attività abusive, facilmente prevedibili, dovrebbero essere intercettate e combattute.

Queste forme di illegalità vanno combattute non tanto con  sanzioni pecuniarie – che il più delle volte sono elevate a nullatenenti - ma con la confisca della merce.

Un problema tutto particolare è legato al proliferare incontrollato di vendite e pseudo vendite benefiche, che proprio su fiori e piante fondano il proprio business.

Federfori - Confcommercio ha promosso incontri con varie Associazioni a cui ha proposto di usare i negozi per promuovere iniziative benefiche, così che, a fronte della vendita di quel fiore o di quella piantina, venisse riconosciuta all’organizzazione una quota stabilità; queste proposte ad oggi non sono state accettate da nessuno, nonostante che l’utilizzazione  della rete capillare di negozi sul territorio  possa dare una visibilità e presenza alla stessa ONLUS più forte ed evidente.


OTTICI – SINDACATO FEDEROTTICA-CONFCOMMERCIO

(intervento di Francesco Ragna, vice presidente provinciale)

Che l’occhiale sia uno dei prodotti più contraffatti lo dimostrano le continue e numerose azioni di confisca che si fanno in Italia. Negli anni scorsi anche nella nostra regione si è arrivati a più confische, anche importanti, in questo campo. Ciò nonostante vediamo come il fenomeno del “tarocco” non diminuisce. La contraffazione in questo settore è responsabile ogni anno della perdita di circa il 15% del mercato, per un valore di 75-100 milioni di euro di fatturato in meno per le imprese italiane del settore e oltre 500 dipendneti in meno ogni anno.

Da una ricerca dell’Istituto Piepoli commissionata dalla Commissione difesa della Vista si evidenzia come, nell’acquisto degli occhiali da sole (dove la maggior parte degli acquirenti è formato da un popolo giovane), oltre il 50% è stato orientato nell’acquisto da un modello alla moda e solo il 5% degli acquirenti sia interessato alla protezione che questi offrono (Uv).

Acquistare seguendo solo la tendenza apre l’acquisto alla merce taroccata, in quanto il modello può essere copiato, a differenza della lente che comporta costi maggiori.

Eppure i raggi ultravioletti possono essere molto pericolosi, specie nei bambini, dove il cristallino (cioè la parte dell’occhio che permette di metter a fuoco) è in formazione fino a 12 anni, per cui è maggiormente messa a rischio.

I raggi ultravioletti possono creare problemi come: l’occhio secco, la cheratite, la congiuntivite, la cataratta fino anche il carcinoma.

Gli occhiali da sole con un giusto Uv possono evitare tutte queste conseguenze.

Da qualche tempo, con l’avvento di internet e delle vendite on line si è fatta strada anche la vendita di occhiali da vista e di lenti a contatto.

La normativa vigente vieta in maniera assoluta la vendita di questa attraverso il canale on line, riservandole all’ottico, ciò nonostante sono numerosi i siti in cui si evidenziano tali vendite.

Su questo terreno la Federottica da anni sta portando avanti iniziative di formazione ed informazione, ma chiediamo il supporto delle istituzione per poter fare di più. Non si può scherzare con la salute dei cittadini.

 

 

 

 

 



 

 
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