Inoltre, non si capisce perché, invece di valutare la cessione di tali asset, importanti leve di sviluppo e di crescita per il Paese, il Governo non si decida a vendere una parte delle riserve auree.
Da anni (in realtà da quando le quotazioni dell’oro erano ancora più vantaggiose) avanziamo la proposta di venderne il 10-15%: operazione che frutterebbe allo Stato circa 10,5 miliardi di Euro.
“In un momento delicato e critico come quello che il Paese sta attraversando è fondamentale intervenire per far ripartire l’economia, investendo sulla crescita e creando occupazione. È ovvio che tali iniziative non possono prescindere da un adeguato stanziamento di fondi, ma è altrettanto ovvio che tali fondi non possono provenire dalle tasche già prosciugate dei cittadini, né dalla svendita di aziende che giocano un ruolo di primo piano nel sistema economico.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
Per questo è necessaria la vendita di una minima parte delle riserve auree, i cui proventi dovranno essere destinati esclusivamente al rilancio degli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca (ad es. banda larga, agroalimentare, ecc.), indispensabili non solo per avviare la ripresa occupazionale, ma anche per un concreto aumento della produttività di sistema.