(ASI) Roma
– “Il provvedimento licenziato dal Consiglio dei Ministri che espunge dal testo costituzionale il termine Province, se può apparire sommariamente persuasivo dal punto di vista del risparmio teorico, suscita più di una perplessità sotto il profilo dell’efficienza stimata, lasciando intravedere la previsione di un costo non calcolabile in termini di qualità dell’amministrazione e di democrazia.
Ciò che appare allo stato incomprensibile è perché il Governo, che pure aveva detto di voler avviare una fase costituente, abbia deciso di stralciare proprio questo provvedimento. Sarebbe stato più opportuno, allora, che lo inserisse nel quadro delle riforme costituzionali avviate in Parlamento. Se una questione vi era da affrontare immediatamente, questa ritengo sia quella della riforma elettorale”. E’ quanto sostiene
Giuseppe De Mita, deputato del gruppo “Scelta Civica per l’Italia” eletto nelle liste dell’Udc.
“Di fatto si cancellano le Province – continua De Mita – ma non si cancella il problema. Avere un’articolazione istituzionale basata su Comuni, Regioni e Stato centrale determina un vuoto che potrà essere difficilmente colmato, soprattutto rispetto all’organizzazione e all’erogazione dei servizi e alla questione della rappresentanza su ambiti territoriali omogenei”.
“L’approccio utilizzato dal Governo – conclude l’onorevole De Mita – rischia di dar vita ad una soluzione carica di approssimazione. Con un tratto di matita non si è mai realizzata alcuna riforma in grado di portare effetti realmente positivi nell’organizzazione istituzionale e democratica di un Paese”.
Redazione Agenzia Stampa Italia
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