(ASI) Interdire dalle competizione elettorali tutti i movimenti politici: è questo il nocciolo della proposta presentata nel disegno di legge di riforma dei partiti, firmato a Palazzo Madama da Luigi Zanda e da Anna Finocchiaro. Secondo i nove punti presentati nel ddl, sarebbe prevista l'impossibilità di candidarsi a qualsiasi livello di elezioni per tutte le associazioni senza personalità giuridica e senza uno statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
L'iniziativa, di fatto, penalizzerebbe in particolar modo il Movimento Cinque Stelle capitanato da
Beppe Grillo. "Il MoVimento 5 Stelle non è un partito, non intende diventarlo e non può essere costretto a farlo". Così scrive Grillo nel suo blog aggiungendo: "Se la legge anti MoVimento di Finocchiaro e Zanda del pdmenoelle sarà approvata in Parlamento il M5S non si presenterà alle prossime elezioni. I partiti si prenderanno davanti al Paese la responsabilità di lasciare milioni di cittadini senza alcuna rappresentanza e le conseguenze sociali di quello che comporterà".
Diverso il punto di vista del Partito Democratico, secondo cui l'iniziativa proposta nel ddl rappresenterebbe esclusivamente l'attuazione dell’articolo 49 della Costituzione
"Altro che proposta anti-Grillo- afferma in una nota
Antonio Misiani, Deputato e tesoriere nazionale del Pd- Basta leggere gli atti parlamentari delle legislature precedenti per verificare che il progetto di legge depositato dai senatori Finocchiaro e Zanda non fa altro che riprendere pari pari i contenuti di tante proposte di attuazione dell'art. 49 della Costituzione presentate ben prima della nascita del Movimento 5 Stelle. Ciò che il PD vuole è esattamente quanto previsto in gran parte delle democrazie europee, dove il funzionamento dei partiti e dei movimenti politici è regolamentato per legge, organizzazioni non democratiche al proprio interno sono impensabili e nessun organo di informazione si sogna di gridare allo scandalo per questo. Per questo ci batteremo perché il Parlamento approvi una legge sui partiti e i movimenti che assieme alla riforma del finanziamento preveda regole chiare e stringenti sulla trasparenza e la democrazia interna delle organizzazioni politiche.
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