(ASI)Si sono appena concluse in Bangladesh le ricerche dei corpi dei 1.127 operai, soprattutto donne, vittime di un mercato che ignora la sicurezza, i diritti delle persone e la tutela dell’ambiente in nome del profitto Adesso, per la prima volta, i grandi marchi dell’abbigliamento low cost stanno ragionando su un accordo che imponga norme e comportamenti responsabili verso le persone e, speriamo, anche verso l’ambiente.
Affermare un’idea leale di concorrenza tra produttori che rispetti anche chi acquista e chi lavora è prima di tutto una risposta intelligente alla crisi, capace di innescare meccanismi virtuosi. Inoltre ha l’enorme valore di iniziare a costruire un mercato diverso, che abbia al centro i diritti delle persone e il rispetto dell’ambiente.
Aspettiamo quindi che si passi dalle parole ai fatti: l’intenzione deve trasformarsi quanto prima in un’intesa nero su bianco, che contenga norme concrete e non serva solo ai brand per ricostruirsi una credibilità di facciata.
Qualora poi non si dovessero adottare provvedimenti efficaci, Federconsumatori è pronta a promuovere una campagna di informazione per boicottare i marchi che calpestano dignità e sicurezza delle persone e dell’ambiente.
Siamo profondamente convinti che i consumatori non siano soggetti passivi e che quindi, attraverso scelte responsabili, possano e debbano orientare le regole e l’andamento del mercato. Siamo altresì convinti che i diritti dei consumatori non possano essere disgiunti dai diritti dei lavoratori e dalla tutela dell’ambiente.
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