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(ASI) La Banca Centrale Europea ha pubblicato nella giornata di giovedì 11 aprile il bollettino del mese di marzo 2013. Ne è venuto fuori un quadro economico a tinte fosche, che ha contraddetto le promesse di ripresa dello scorso anno. La famosa “uscita dal tunnel”, preannunciata a dicembre da Mario Monti e Mario Draghi, sembra essere stata già archiviata per una ignota spirale nera.

Riguardo l'occupazione si legge sul bollettino: «A fine 2012 il tasso di disoccupazione nell'Eurozona ha continuato a crescere raggiungendo livelli senza precedenti. I dati delle indagini, con una disoccupazione al 12% a febbraio, segnalano un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013».

La BCE inoltre sembra considerare dubbia la ripresa a fine anno: «La debolezza economica del 2012 si è trascinata nella prima parte di quest'anno, e per la seconda metà dell'anno si prevede una graduale ripresa, che è soggetta a rischio al ribasso»

Prontamente la BCE provvede già ad indicare una sua soluzione. «L'orientamento di politica monetaria resterà accomodante fintantoché necessario. (..) Fra i rischi per la ripresa nell'Eurozona vi è una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali nell'area. E' fondamentale che i governi intensifichino le riforme per la crescita, aprendo i mercati dei beni e servizi e del lavoro e modernizzando la pubblica amministrazione. (..) Per ridurre il gap fra l'accesso al credito nel Nord Europa rispetto ai Paesi che risentono di tensioni, occorre procedere velocemente con l'Unione Bancaria. Il futuro meccanismo di vigilanza unico e il meccanismo di risoluzione unico rappresentano elementi d'importanza cruciale per una rinnovata integrazione del sistema bancario e quindi richiedono una rapida attuazione».

I recenti scontri fra Cipro ed Unione Europea rappresentano un importante antecedente nell'analizzare i benefici dell' Unione Bancaria di cui si parla nel bollettino.

Particolarmente funesta sembra essere l'indicazione di Francoforte sulle riforme del lavoro in Europa: «Per promuovere l'occupazione, il processo di formazione dei salari dovrebbe divenire più flessibile e meglio allineato alla produttività. Tali riforme aiuteranno i paesi negli sforzi tesi a recuperare competitività, porre le basi per una crescita sostenibile e favorire il ripristino della fiducia sul piano macroeconomico».

Verso questo genere di flessibilità l'Italia è stata già indirizzata nel 2012 con la riforma del lavoro di Elsa Fornero, che ha scoraggiato le assunzioni a tempo determinato, dannose sì ma di piccolo respiro per le imprese in crisi, e ha innovato la facilitazione dei licenziamenti cambiando l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Elsa Fornero inoltre ha tradotto tale flessibilità nella non copertura pensionistica di circa 65mila esodati.

Tale criticità  è stata ponderata anche dal premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz.

Durante un incontro alla Columbia University Stiglitz ha rivolto la sua attenzione all'Italia e all'irrazionalità dell'austerity europea: «L'austerity in Italia, così come a livello europeo, non funziona. Non ha quasi mai funzionato. È come togliere sangue a un paziente fino a farlo morire».

Il Premio Nobel americano ha aggiunto che, seppure siano passati cinque anni dalla cura italiana alla crisi, nulla è cambiato, e la dirigenza europea si ostina a perseguire la medesima politica. Senza un cambiamento, ha osservato, il costo della recessione diverrà superiore al beneficio della permanenza nel sistema euro. Un calcolo che metterebbe l'Italia, a parere di Stiglitz, davanti ad una scelta difficilissima.

In Europa da molti anni l'accezione del “populismo” è divenuta sinonimo di pericolo estremista, nonostante sia la voce della democrazia. Stiglitz ha osservato a riguardo: «Questo non è populismo. Si tratta di scelte che riguardano la democrazia. Il dovere che ha la società nel capire e ascoltare cosa vuole il popolo è l'essenza della democrazia. La gente vuole un ambiente migliore e questo non è populismo. Anche constatare l'andamento dell'economia non è populismo».

Il premio Nobel ha poi puntualizzato come i governi italiani abbiano delle importanti opportunità in potenza per migliorare l'economia e la finanza del paese, nonostante il cedimento di sovranità all'UE. Con accurate riforme sulla corruzione  e riforme della democrazia elettiva il paese potrebbe riacquistare la fiducia popolare e migliorare, nonostante l'austerity. Motivo per cui Stiglitz, ammiratore del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, ha incoraggiato le forze politiche ad un accordo di larghe intese per la formazione di un governo, pur con delle riserve su Silvio Berlusconi.

Anche Stiglitz, come la BCE, ha sottolineato l'emergenza lavorativa: «È un fallimento della società e del governo quello di non mantenere la piena occupazione e se si fallisce è necessario assumersi la responsabilità».

Maria Giovanna Lanotte - Agenzia Stampa Italia

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