E’ doloroso dirlo. Ma oggi il rapporto di fiducia del cittadino verso lo Stato è in grave crisi.
E’ un rapporto che è stato turbato dagli scandali provocati da qualche vecchio mestierante della vecchia politica, dal discredito prodotto dalla cattiva politica, dal clima di intimidazione che si è affermato nei confronti del cittadino contribuente, e dal sovvertimento della volontà degli elettori con l’insediamento di un governo definito tecnico che si è segnalato per la distanza dai cittadini e dai loro bisogni.
Ma c’è qualcosa di più grave e profondo, c’è qualcosa che ha a che fare con la concezione stessa della relazione che lega ognuno di noi e lo Stato.
Per noi liberali, è lo Stato che deve porsi al servizio dei cittadini; per troppi altri, a sinistra e non solo, vale l’opposto. Costoro pensano che siano i cittadini a doversi porre al servizio dello Stato.
Uno Stato che offre servizi troppo spesso inadeguati, che crea difficoltà burocratiche al libero dispiegarsi delle iniziative imprenditoriali, che si pone sovente come ostile alle famiglie e alle imprese, e che soprattutto appare – attraverso una tassazione insopportabilmente alta - come un padrone che ci sfrutta e per il quale dobbiamo lavorare per più di metà dell’anno. Solo dopo, possiamo iniziare a lavorare per il benessere nostro e delle nostre famiglie.
Questa situazione non è accettabile. In più ora, è sotto gli occhi di tutti il bilancio fallimentare di un anno di Governo Monti: siamo dentro una spirale recessiva fatta di caduta di consumi, di caduta degli investimenti, di troppe tasse, di aumento della disoccupazione.
Abbiamo previsto nel nostro programma, attraverso un lavoro di riorganizzazione della macchina dello Stato che consegua una riduzione di 16miliardi all’anno, sino ad un totale di 80miliardi il quinto anno, e cioè del 10% della spesa pubblica annua di 800miliardi, un poderoso avvio della riduzione della pressione fiscale: via l’Imu sulla prima casa, riduzione e poi eliminazione in cinque anni dell’Irap, nessun aumento Iva, nessuna patrimoniale.
Ma non basta. Occorre fare di più.
Guardando ciò che è accaduto nel 2012 abbiamo individuato nell’imposizione dell’IMU sulla prima casa l’atto pià dissennato e odioso del Governo Monti, che ha dato il via alla crisi.
La prima casa non si doveva e non si deve toccare: è il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di costruire la sicurezza del proprio futuro.
Questa imposta ha indotto nelle famiglie italiane preoccupazione, ansia, timore nel futuro; e il fattore psicologico è stato il primo fattore di crisi. L’IMU ha assorbito in molti casi le tredicesime degli italiani, ha abbattuto i consumi, ha fatto precipitare il valore degli immobili; ha dimezzato i mutui erogati alle famiglie nell’ultimo anno; ha abbattuto gli investimenti in nuove abitazioni; ha ridotto in un solo anno quasi di un quarto, le compravendite di abitazioni; ha fatto crollare l’industria delle costruzioni residenziali trascinando in giù altri importanti settori come quelli dei mobili, degli arredi, delle ceramiche, delle stoffe, ha lasciato senza lavoro muratori, artigiani, fabbri, elettricisti e falegnami. Basti pensare che il settore delle costruzioni, dall’inizio della crisi, ha perso oltre 360.000 occupati.
A questo punto, come abbiamo già anticipato nel nostro programma, confermiamo l’impegno che assumiamo davanti a tutti i cittadini italiani: quello di cancellare l’IMU sulla prima casa nel primo Consiglio dei Ministri dopo la vittoria, esattamente come facemmo nel 2008 abolendo l’Ici, secondo quanto avevamo promesso.
Sentiamo però che con tutto quello che è successo e sta succedendo, serve qualcosa di più, serve una atto di sutura, di riavvicinamento, un atto di ricucitura civile, un atto di pace dello Stato e del fisco verso le nostre famiglie, un atto simbolico ma concretissimo che apra una pagina nuova, che ricrei fiducia nello Stato, che consenta un nuovo inizio. E allora?
Nel nostro primo Consiglio dei Ministri delibereremo, come risarcimento per una imposizione sbagliata e ingiusta dello Stato, la restituzione dell’Imu sulla prima casa, pagata dagli italiani nel 2012.
Avete capito bene. Le famiglie italiane saranno rimborsate per quanto hanno versato. Una famiglia ha versato 1200 euro?
Riceverà indietro i 1200 euro. Un pensionato ha versato 900 euro?
Avrà diritto a un rimborso di 900 euro, e così via.
La restituzione potrà avvenire:
-attraverso un rimborso vero e proprio sul conto corrente,
-oppure, in particolare per i pensionati o per chi preferirà questa modalità, in contanti, attraverso gli sportelli delle Poste.
A tal fine, l’Amministrazione finanziaria invierà una lettera a ciascun contribuente, firmata dal nuovo Ministro dell’Economia e dello Sviluppo, cioè dal sottoscritto: e per la prima volta, ricevendo una lettera dell’Amministrazione finanziaria, gli italiani non avranno nulla da temere, ma potranno finalmente sorridere. La lettera comunicherà infatti il titolo a ricevere il rimborso e l’ammontare spettante. Una volta ricevuta la lettera, i contribuenti potranno recarsi presso gli sportelli delle Poste Italiane a riscuotere il rimborso.
Oppure, se preferiscono, comunicheranno all’Amministrazione finanziaria gli estremi bancari per l’accredito sul loro conto corrente.
Abbiamo un ragionevole motivo di pensare che, una volta completata la fase di invio delle lettere ai soggetti interessati, il processo di rimborso possa concludersi nell’arco di un mese.
Per la copertura finanziaria di questa operazione, che vale intorno ai 4miliardi (cioè, è bene ricordarlo, la duecentesima parte degli 800miliardi che lo Stato costa e spende complessivamente ogni anno), abbiamo individuato una soluzione che non solo garantirà molte più risorse, ma che ha anch’essa una forza simbolica eloquente: l’accordo con la Svizzera, come hanno fatto anche altri Stati (tra gli altri, Gran Bretagna, Germania, Austria), per la tassazione delle attività finanziarie detenute in quel Paese da cittadini italiani.
Il gettito previsto è di 25-30 miliardi una tantum, più 5 miliardi all’anno di flusso a regime.
In attesa della sottoscrizione dell’accordo, la liquidità necessaria potrà essere anticipata dalla Cassa Depositi e Prestiti previo accordo stilato sul modello di quello peraltro già sperimentato in occasione del recente terremoto in Emilia.
Per quanto riguarda la copertura strutturale per l’eliminazione definitiva dell’IMU (altri 4 miliardi circa), si provvederà mediante una revisione delle accise su giochi, lotto, scommesse e tabacchi, su cui abbiamo un disegno di legge già predisposto, come abbiamo annunciato nelle scorse settimane.
Quindi, come ognuno può constatare, si tratta di una misura senza aggravi per lo Stato, utilissima per ogni famiglia, che si vedrà restituita la tassa ingiustamente pagata (o, se preferite, che riceverà una "nuova tredicesima"), ma soprattutto un grande atto di ricostruzione di quel clima di positività, di fiducia e di ottimismo che è indispensabile al nostro Paese, indispensabile come pietra angolare per passare dalla spirale recessiva in cui ci troviamo alla ripresa della crescita e dello sviluppo.
Io sono molto orgoglioso dell’impegno che oggi assumiamo davanti agli italiani.
Sono in una specialissima condizione personale di libertà per età, esperienza, traguardi e obiettivi raggiunti nella mia vita. Non ho nulla da chiedere per me stesso.
Voglio combattere un’ultima grande battaglia elettorale e politica, ora e nella legislatura che si aprirà, per allargare gli spazi di libertà nel mio Paese, e per aiutare l’Italia a uscire dalla prospettiva cupa in cui l’hanno costretta i tassatori tecnici, e in cui la confinerebbero i tassatori di sinistra.
Quella di oggi è una novità, è una notizia che spero possa portare un po’ di serenità e di ottimismo nelle case di molti italiani. L’impegno di oggi è l’esempio di quello che noi vogliamo fare.
Sentiamo di essere vicini ad un risultato storico. Se gli italiani lo vorranno siamo pronti ad assumerci la responsabilità di governo.
Un abbraccio a tutti.
Viva l’Italia, forza Italia, viva il Popolo della Libertà.
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