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Italia. "I numeri delle violenze sulle donne sono gonfiati"

(ASI) Nel giorno in cui si è svolta una giornata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, emergono dati che ridimensionano l'entità del pur deplorevole fenomeno. A chi giova, dunque, gonfiare i numeri delle violenze? Senz'altro a quelle organizzazioni che, impegnate in una battaglia contro l'istituto familiare, vogliono diffondere un'idea delle mura domestiche come di un luogo insicuro, da evitare.

 

È scritto proprio da una donna, Elvia Ficarra, Responsabile Osservatorio Famiglie Separate – GESEF, un eloquente comunicato circa “la falsità e manipolazione dei dati statistici sulla violenza sulle donne, diffusi in maniera sproporzionatamente ridicola da parte di Ministri, esponenti parlamentari e sedicenti esperte, attraverso un martellamento mediatico senza precedenti”.

 

La Ficarra ricorda che già “l’Assemblea ONU, pur avendo decretato il 25 novembre come giornata contro la violenza alle donne già dal 2001, lo scorso anno ha “preso nota” ma di fatto rigettato l’ultimo rapporto sulle violenze domestiche contro le donne presentato dall’uscente Segretario, poiché quanto contenuto risultava outrageously inaccurate, contrived, manipulated and most distinctly dangerous, come riportato dalla stampa statunitense”.

 

Il comunicato ribatte poi alle informazioni uscite su molti organi di stampa, secondo cui la violenza domestica sarebbe la prima causa di morte tra le donne. Infatti, “i delitti familiari che registrano una donna come vittima ad opera di un familiare si contano annualmente in numero di 60 a fronte di oltre 10.400 decessi femminili conseguenti malattie cancerogene (per un totale di oltre 18.000 considerate tutte le patologie - v. Istituto Superiore di Sanità) e 600 per incidenti stradali”. “Al tempo stesso - prosegue il comunicato - si tace della violenza femminile e materna: le cronache ci forniscono amari resoconti di omicidio, uxoricidio ed infanticidio”.

 

La Responsabile dell’Osservatorio Famiglie Separate definisce inoltre le manifestazioni andate in scena in Italia alla vigilia di questa giornata mondiale “una florescenza della colorata cialtroneria veterofemminista anni ‘70”, oltre ad accusarle di “chiamare in causa non la violenza esercitata da singoli delinquenti, ma quella collettiva che pervaderebbe culturalmente l’intera popolazione maschile”. “Una manifestazione - prosegue il comunicato - contro gli uomini e contro la famiglia”.

 

Si fa riferimento, infine, a “uno stanziamento di 20milioni di euro (soldi dei contribuenti perlopiù uomini) per contrastare la violenza sulle donne”. Danaro destinato a gruppi femministi (centri antiviolenza, comitati pari opportunità, ecc) da cui è partito il parossistico allarme sociale appositamente ingegnato e la conseguente manifestazione nazionale del 24 novembre scorso”.

 

“Auspichiamo - conclude il comunicato - una nuova fase di impegno istituzionale, più sensibile e collaborativo verso tutte le espressioni dell’associazionismo, orientato a liberare la nostra società da questa cappa di odio sessista, per ricostruire la relazione uomo/donna all’insegna del reciproco rispetto e valorizzazione dei ruoli sociali e familiari, nell’uguaglianza dei poteri e delle responsabilità. Per restituire dignità ad entrambi i Generi, alla Famiglia ed ai nostri Figli.”

 

Redazione Agenzia Stampa Italia

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