(ASI) "Dopo l'errore giudiziario gravissimo che si è espresso nella condanna al carcere per Sallusti, è in corso un più modesto errore giornalistico che mi riguarda e purtroppo incide su quello che è il bene più prezioso, cioè la buona fede". Con queste parole Renato Farina, senatore del Pdl, ci tiene a sottolineare di aver ammesso - prima che lo facesse Vittorio Feltri in tv - di essere lui l'autore dell'articolo diffamatorio uscito su
Il Giornale che è costato una condanna al carcere per il direttore Alessandro Sallusti.
"Chiedo a chi cerchi onestamente la verità di verificare con la cronista Angela Frenda del Corriere, il deputato Antonio Palmieri, gli avvocati Grazia Volo e Massimo Rossi quando io mi sia determinato a rivelare alla Camera la paternità dell’articolo a firma Dreyfus" ha aggiunto Farina. "Ben prima cioè che lo dicesse in pubblico Vittorio Feltri. È stato troppo tardi? Liberi di crederlo e di insultarmi. Ma è stato in realtà perfettamente funzionale – se si vuole riflettere – anche come tempistica, allo svelamento della assurda macchina giudiziaria punitiva messa in campo contro Sallusti".
Farina ha spiegato, inoltre, di non aver rivelato prima di aver scritto lui l'articolo perchè non era a conoscenza del processo e della condanna fino a pochi giorni fa: "Ho domandato, allora, se la mia testimonianza, con cui mi fossi attribuito l'articolo, avrebbe potuto essere utile a qualcuno o a qualcosa. Mi è stato detto di 'no'; la Cassazione non valuta il merito, già stabilito, ma la forma, giudica la congruità del diritto. Per me, però, una questione decisiva è stata piuttosto un'altra. L'ordine dei giornalisti nel gennaio 2006 svolse un'indagine per scoprire chi si celasse dietro la firma Dreyfus. Sospettava fossi io. Se avesse accertato questa identità, mi avrebbe impedito di esprimere la mia opinione e avrebbe sanzionato il direttore che me lo consentiva. Sallusti sostenne che Dreyfus era un nome collettivo, come Elefantino per il quotidiano Il Foglio. Egli fece questo per amore della mia libertà e della mia persona, tutto per consentirmi libertà di opinione, di pensiero e di scrittura in cui vedeva coincidere la mia passione per la vita".
L'articolo in questione - pubblicato nel febbraio 2007 - asseriva che un giudice torinese e i genitori di una tredicenne avessero costretto quest'ultima ad abortire. La notizia è stata tacciata di menzogna, giacché il giudice, per il quale il corsivo incriminato auspicava la condanna a morte, non aveva ordinato l’aborto di una minorenne, lo aveva soltanto autorizzato su richiesta degli interessati. Resta ignoto il motivo di aver scelto, da parte della redazione de Il Giornale, di firmare alcuni articoli con lo pseudonimo Dreyfus. Alfred Dreyfus fu un ufficiale ebreo-alsaziano dello Stato Maggiore dell'esercito francese che, nel 1894, fu accusato dalla magistratura francese di spionaggio in favore dell'esercito prussiano. Il caso di questo militare ebbe un risalto enorme a quei tempi in Francia ma anche in Italia, dato il coinvolgimento di un segretario dell'ambasciata italiana a Parigi. Una sentenza della Cassazione lo riabilitò con un verdetto del 1906.
Redazione Agenzia Stampa Italia