(ASI) Dopo lo stop estivo gli imprenditori si aspettavano misure concrete e urgenti. Invece persiste lo stallo burocratico e la recessione economica: raggiungeremo il record dei suicidi? La rotta da seguire: pausa fiscale, moratoria Equitalia, stop alle pressioni bancarie e una diminuzione del carico fiscali per piccoli imprenditori, commercianti ed artigiani del 30%.
Non è importante tenere il conto dei suicidi, è importante sottolineare il tempo che passa senza che il governo decida il da farsi per interrompere questa lunga sequela di morti ammazzati.
Attraversare un quartiere e fermarsi a parlare con commercianti e imprenditori, un quartiere qualsiasi di qualunque regione, il responso non cambia. Non è il calo delle vendite o delle commesse a spaventare questi lavoratori, è l'ostilità governativa a spaventarli a fargli vedere un futuro nero, come un drappo funebre. Chi ha un lavoro indipendente sa bene di poter attraversare periodi di basso profitto, sarebbe logico che in questi periodi, per questi lavoratori, fosse possibile previa basilare documentazione, sospendere le scadenze fiscali, la riscossione da parte di Equitalia o altre società di recupero crediti, le rate da dare alle banche in modo tale che non siano costretti a chiudere, licenziare, suicidarsi.
Va anche precisato al governo che tutta la sua attenzione verso un riscontro economico e conseguenti incarichi di repressione dati a Befera, hanno avuto il pregio di intossicare ulteriormente il periodo di stallo economico che, addirittura sembra radicarsi sempre più.
Sarà bene fermare questa scure che minaccia di aprire una foiba che accoglierà commercianti, piccoli imprenditori e contribuenti in affanno. Ogni suicidio di natura economica è un suicidio di Stato che noi, popolazione civile, non vogliamo sulla coscienza.
Il sistema automatizzato dei controlli fiscali ha aggravato la situazione in quanto la stessa non è in grado di verificare la causa dei mancati pagamenti o versamenti.
Chi vive un momento di disagio ha diritto di vedersi riconosciuta una pausa fiscale, una pausa dalle banche. Si propone al governo di seguire una profilassi di questo tipo:
quando il cervellone individua un potenziale evasore, va inviata una raccomandata di avviso al cittadino e il contribuente deve avere la possibilità, laddove sussiste una certificazione, di poter usufruire di una proroga sui debiti che non devono essere aggiuntivi di interessi od oneri, solo sospesi. Inoltre per la categoria dei piccoli e medi imprenditori, commercianti e artigiani va, con urgenza, varata una legge che gli riconosca una diminuzione del carico fiscale almeno del 30%.
Al presidente dell'Abi, Mussari, precisiamo che le molteplici segnalazioni pervenute negli uffici della Federcontribuenti smentiscono le sue dichiarazioni a proposito di debiti sospesi e emissione di liquidità, anzi, chiediamo quando alle banche verrà dato l'obbligo di mettere al servizio delle piccole imprese i soldi della BCE avuti al tasso dello 0,75%. Che senso ha ottenere un simile privilegio e poi lasciare che prestiti, mutui e altro vengano concessi a prezzi inaccessibili?
Se il problema sono i fondi si potrebbe decidere con il lavorare concretamente, con incisività alla rottamazione dei carrozzoni pubblici, tagliando stipendi, indennizzi e rimborsi ai politici, di ogni ordine e grado. Risciamo di perderla sul serio questa guerra nata per gioco e sfuggita di mano.
Ufficio Stampa Federcontribuenti Italia
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