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Intervista a Dario Miccheli, Segretario Generale del SICEL (Sindacato Italiano).

(ASI) Il Sindacato Italiano, propone un nuovo schema, restituire l'Italia ai cittadini ed il sindacato e la politica alle loro funzioni. Per cui lo scopo principale che si prefigge è quello di offrire una proposta forte, per cittadini che vogliono la crescita umana, morale ed etica del loro paese.  Per  conoscere meglio questa nuova  realtà del sindacalismo nazionale abbiamo intervistato il Segretario Generale del SICEL Dario Miccheli.

Quando e come nasce il sindacato italiano?

Il Sindacato Italiano Confederazione Europea del Lavoro, nasce nel 2001 dalla scissione operata all’interno della U.G.L. Vari dirigenti di quella struttura decidono di non accettare più le posizioni troppo vicine alla CGIL-CISL e UIL, un appiattimento che limitava la politica sindacale dei dirigenti della UGL differenziandola da quella che era stata propria della CISNAL da cui provenivamo e che era stata per più di cinquant’anni punto di riferimento del Sindacalismo Nazionale, per tutta la Destra Italiana. Proponendo un ritorno al Sindacalismo Nazionale Rivoluzionario, che ci era proprio ,ripartendo dall’insegnamento di Filippo Corridoni.

Cosa lo differenzia dalle altre organizzazioni sindacali?

Esiste una linea di demarcazione essenziale, basata sulla necessità di uscire assolutamente dalla logica economica-sindacale imposta dalla triplice, per tornare ad essere Sindacato, quale reale espressione ,solo, degli interessi e della volontà dei lavoratori. In altre parole, fare un passo in dietro , per fare un balzo in avanti, tornare ad essere i portatori degli interessi di chi lavora e non essere gli schiavi di un sindacato che impone la propria volontà e i propri interessi, come succede ora visto che il sindacato si è trasformato in datore di lavoro e vero e proprio organo di speculazione economica, inserito nel contesto di logiche datoriali.

Quale la posizione del sindacato rispetto il governo Monti?

Dalla prima ora ,il SICEL, si è trovato in netta contrapposizione con un Governo che abbiamo subito bollato come incostituzionale, poiché privo del suggello elettorale.Quando Monti e i suoi tecnici, provenienti solo dai ceti benestanti, di una certa casta, hanno ampiamente dimostrato la dipendenza dai poteri forti, abbiamo avuto conferma del nostro sentire.L’opera senz’anima che ha guidato i fantocci del burattinaio è eloquente da sola, hanno solo tutelato le banche e messo in moto un circolo vizioso recessivo che ha immobilizzato la nostra Nazione affamando il popolo, soffocando le piccole e medie imprese e rafforzando le multinazionali e quell’Europa degli speculatori in cui non avremmo mai dovuto entrare.Noi da sempre eravamo propugnatori dell’Europa Nazione e non l’Europa dell’euro.

Ci può spiegare in breve cosa intendete per sindacalismo rivoluzionario?

Il Sindacato non può che essere rivoluzionario, che deve porre in essere , con tutte le armi democratiche in suo possesso, un cambiamento di essere punto di riferimento delle istanze dei lavoratori in reale contrapposizione alla controparte, che sia quella datoriale (i padroni), che sia lo Stato (per i pubblici dipendenti), proponendo un’alternativa diversa da quella fin ora operata nella così detta concertazione , per salvaguardare i diritti e le aspettative dei lavoratori, nella permanenza di detta situazione continuerebbe l’inverecondo “mercato delle vacche” a cui assistiamo da anni e anni, tra il mondo datoriale e i sindacati.In questo siamo rivoluzionari, vogliamo cambiare le regole del gioco.


Quali sono le differenze tra il Sindacato odierno e il Sindacalismo Nazionale pensato negli anni ’30?

Negli anni trenta il Sindacato era diventato motore di un organismo bilaterale con il mondo datoriale nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni, in cui era rappresentato il mondo politico datoriale e le strutture di categoria, pronte a confrontarsi senza le barriere che ora viviamo in ogni contrattazione, che vede le singole aziende e le Confederazioni datoriali, dettare legge ed imporre una linea economica strutturale, senza che il Governo sia arbitro reale di quest’opera.Oggi sappiamo come vanno le cose, la contrattazione diventa arma di ricatto dell’una sull’altra parte, subornando i lavoratori esclusi dalla diretta partecipazione alle trattative ed imponendo ad essi, la legge del più forte, spesso comprando a basso prezzo, l’appoggio dei confederali.Noi del SICEL , continuiamo ad essere propositivi nei confronti del mondo contrattuale, al fine di creare le condizioni di una futura possibile contrattazione che ricalchi il modello di quella contrapposizione che sia incontro tra le necessità dei lavoratori e quelle della Nazione.

Quali sono i rapporti con la triplice sindacale e con l’Ugl?

Nessun rapporto,non intendiamo dialogare con chi ci ha portato dove drammaticamente, siamo ora, con una politica sindacale suicida, che ci ha portato a convivere con una moltitudine infinita di licenziamenti e con la drammatica recessione che stiamo vivendo, che riesce a sfiancare anche chi ancora lavora.Solo dei cechi o dei venduti potevano assecondare questo disastro, noi siamo e resteremo antagonisti a loro, noi siamo l’unica vera alternativa.

Pensate che in futuro si potrebbe creare una nuova unione di sindacati che potrebbe contrastare lo strapotere dei sindacati maggiori?

Quello che era una speranza , sta finalmente accadendo,il SICEL è diventato punto di riferimento e aggregazione per tutte quelle Organizzazioni Sindacali che non si riconoscono nella quadruplice (CGIL,CISL,UIL,UGL) prova ne siano le adesioni continue che avvengono, in questi mesi, al nostro Sindacato, d’altronde, come ho già avuto occasione di affermare, siamo noi l’alternativa.

Quali sono le attuali attivita’ del sindacato italiano e i progetti futuri?

Su tutto il territorio Italiano stiamo cercando di limitare il dramma di questa nostra povera Patria, stiamo intervenendo nei singoli casi presso le aziende in difficoltà per porre in essere il nostro progetto di politica sindacale, che sarebbe mantenere e salvaguardare i posti di lavoro e proporre alternative possibili per aumentare l’occupazione, o nel peggiore dei casi trovare ricollocazione per i tanti che ci chiamano quando le aziende hanno già chiuso.Ma questi interventi sono solo dei pannicelli caldi, se non si opera una vera rivoluzione del mondo del lavoro attraverso una veloce detassazione delle aziende e sui salari dei lavoratori, solo così può ripartire l’economia Italiana, in barba alle speculazioni nazionali e transnazionali .Ma per fare quanto sopra, necessiterebbe che la Banca d’Italia ricominciasse a battere moneta per rendere nuovamente concorrenziali i nostri prodotti all’estero e quindi l’esportazione e la risalite del PIL interno e quindi uscire dall’area Euro.Nel frattempo ci stiamo operando per rendere possibile la creazione di un nuovo mondo di cooperative non gestite dai poteri economico-politico-sindacali,ma espressione della solidarietà degli stessi lavoratori, veri soci paritetici, della cooperativa in totale contrapposizione con quanto avviene ora.Ci proponiamo di creare una nuova Italia che sia punto di riferimento tecnologico e fucina di idee da contrapporre al mondo attuale che ha scordato l’uomo, non solo come individuo,ma anche come creatura sociale.Siamo dei visionari?Io spero che il tempo e la volontà che stiamo mettendo su questo progetto ci possa far dire, che il tempo ci ha dato ragione.

Redazione Agenzia Stampa Italia

 



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