(ASI)“Sconvolgente – afferma Elisabetta Cipollone, Direttrice del Dipartimento Vittime della Strada del Movimento L'Italia Vera e mamma di Andrea De Nando, ucciso a 15 anni mentre attraversava le strisce pedonali - vedere la mobilitazione politica per la sospensione del programma sulle carceri di Davi e Giletti.
Non si è mai vista nel nostro paese, da parte della classe politica, altrettanta mobilitazione per le condizioni in cui si trovano le Vittime dei reati contro la persona dopo il reato, né, e questo mi riguarda da vicino, per rendere effettive le pene dei reati stradali”.
Il Movimento L'Italia Vera, nato per la tutela dei Diritti della Persona, è a favore del riordino del sistema penitenziario e auspica che le condizioni delle carceri rispettino la dignità umana e il principio costituzionale espresso nell' art. 27 di educazione e di responsabilità penale. Ma chiede che ci sia almeno la stessa attenzione che c'è per il mondo carcerario anche per il mondo spezzato delle Vittime.
“Ci sono in Italia Istituti Penitenziari che dovrebbero essere presi come esempio da imitare – afferma la Presidente Barbara Benedettelli -, ci sono soluzioni per migliorare la condizione carceraria e per evitare il sovraffollamento come per esempio mandare i tossicodipendenti nelle Comunità, accompagnare i clandestini nei loro paesi d'origine, applicare le misure alternative per i reati minori contro il patrimonio, istituire un organo per il controllo della custodia cautelare. Non solo, “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Questo diritto non può essere escluso a chi si trova in condizioni di reclusione e voglia contribuire a rendere l'ambiente carcerario nel quale è costretto dalle leggi dello Stato, dignitoso per se stesso e per gli altri. Come dimostra anche questo coro indignato di deputati di ogni fazione, ci sono molti onorevoli che si adoperano da anni e giustamente per fare emergere il disagio carcerario (a volte rischiando anche di fare di tutta l'erba un fascio e di perdere di vista la realtà nel suo complesso). Quello che non c'è invece è l'attenzione sulle condizioni delle Vittime dei reati contro la Persona nel difficile percorso del "dopo"; l'attenzione verso l'enorme difficoltà a ricominciare una vita che non si è cercata; delegazioni di parlamentari che, come vanno nelle carceri per verificare e denunciare ciò che non va, vanno nelle case di chi dai detenuti è stato colpito per vedere con i propri occhi la dignità calpestata di intere famiglie che si trovano a dover fare i conti con la burocrazia sorda e cieca, l'obitorio in totale solitudine, il funerale, l'incapacità di lavorare, la mancanza di rispetto dentro e fuori i tribunali, degli stessi rei e spesso, troppo spesso,una grande inumana ingiustizia”.
“Se un programma si deve fare per mostrare e denunciare una realtà sociale di disperazione – continua Cipollone – lo si faccia accendendo un faro sull'intera realtà del reato. Noi abbiamo già un format pronto, che non esclude niente e nessuno, perché è vero, con questo concordiamo con i politici che si sono espressi e con Davi e Giletti, la gente deve sapere”.
Redazione Agenzia Stampa Italia
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