(ASI) Prosegue a tutto campo la battaglia dell’Italia e del Ministro Frattini contro la pena di morte. Il Ministro si è attivato per fermare l’esecuzione dell’ex vicepremier iracheno Tarek Aziz, ribadendo l’intenzione di recarsi prossimamente a Baghdad per favorire una soluzione alla vicenda. La parte irachena ha “preso nota delle particolari sensibilità italiane al riguardo” ed ha ribadito che l’esecuzione rimarrà sospesa fino alla fine del processo, che richiederà diversi mesi.
C’è poi il capitolo Sakineh, alla luce di nuove notizie provenienti da fonti non governative circa un pericolo di vita imminente per la donna iraniana condannata alla lapidazione. Il Ministro Frattini, in un comunicato congiunto con la collega Mara Carfagna, ha ribadito nuovamente “l'impegno dell'Italia, non solo del governo, ma anche del parlamento e dell'opinione pubblica, per evitare la pena di morte - ovunque e contro chiunque essa venga decretata - in quanto punizione lesiva della dignità umana”. Quindi, si è detto “fiducioso di poter trovare ascolto presso le autorità di un Paese come l'Iran che l'Italia rispetta in quanto Stato sovrano e con il quale intende intrattenere un rapporto di dialogo costruttivo". La questione dell’abolizione della pena di morte e della moratoria delle esecuzioni figura tra le priorità di politica estera italiana dei diritti umani, essendo una costante dell’azione multilaterale dalla metà degli anni novanta sino ad oggi. L'azione italiana per l’abolizione della pena di morte, con la presentazione di una prima moratoria delle esecuzioni, adottata dall'assemblea generale dell'Onu nel 2007, ed una seconda presentata nel 2008, ha prodotto importanti risultati. Eppure, sono ancora migliaia, nel mondo, le esecuzioni effettuate. L’Italia sta spingendo perché nella risoluzione di quest’anno si riduca l’applicazione della pena di morte ai reati più gravi, escludendo le categorie più deboli come i minori e disabili mentali.
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