(ASI) “Uno squalo deve costantemente muoversi in avanti oppure muore. Penso che ciò che abbiamo tra le mani sia uno squalo morto”. Woody Allen descrive così la sua relazione in procinto di fallimento con Annie Hall, ma secondo il Wall Street Journal la stessa espressione è calzante per descrivere la situazione dell’euro-zona.
Mentre siamo testimoni di una crescente tensione in vista di una settimana cruciale per Italia, Belgio, Spagna e Francia, che dovranno trovare dai mercati circa 17 miliardi di euro in nuovi prestiti, come ci ricordano da Goldman Sachs, oppure l’economia Europea scivolerà di nuovo in recessione.
Con la Grecia ormai in bancarotta, il Portogallo con un rating da spazzatura, si è rivolto ora all’Angola nella sua ricerca disperata d’investimenti. In Italia, dove la crescita è inesistente si stanno facendo manovre di retroguardia, con tassi d’interesse insostenibili nonostante la fatiscente reputazione del nuovo primo ministro Mario Monti e del suo governo tecnocratico. Il debito del Belgio è ora pari al prodotto interno lordo, ed ha subito un downgrading anche per la propria inefficienza nel formare un nuovo governo. La Francia, dove secondo il Wall Street Journal la fiducia degli investitori sta venendo, e la Germania che lo stesso quotidiano finanziario non salva dalla possibili flessioni in negativo e avverte: “nessun paese all’interno dell’unione Europea e nessuna azienda possono più permettersi di scappare dalle conseguenze di difetti strutturali nell’architettura dell’euro-zona”.
Il fallimento, negli Stati Uniti da parte del “supercommittee” di trovare una soluzione per ridurre il deficit, fanno tremare i mercati per paura che gli USA vengano bollati come ingovernabili. Il Consiglio d’amministrazione della Federal Reserve sta imponendo nuovi stress test per determinare se le principali banche siano in grado di reggere una nuova ondata di crisi del debito sovrano e dei possibili default di banche Europee.
Charls Krauthammer, vincitore del premio Pulitzer, sostiene che se il malore dell’euro-zona non viene curato potrebbe riversarsi negli Stati Uniti e portare il paese in recessione ed eliminare le possibilità per Barack Obama di essere rieletto. Oggi Angela Merkel arriverà a Washington e secondo il Wall Street Journal, il viaggio non ha lo scopo di far si che la cancelliera “riceva consigli dal team che ha portato il deficit e il debito americano a tali livelli che il debito nazione è stato declassato mentre la tripla A della Germania resta ancora incerta”.
Una cosa è certa: l’Euro non può sopravvivere senza un cambiamento nella struttura di governance dell’Euro-zona. La prima prescrizione per i problemi della zona euro è stata “austerità” ma quest’ultima ha portato alla recessione, poi è arrivato il Fondo Salva Stati, ma si è verificato essere troppo mingherlino per salvare l’euro-zona. La BCE operando all’interno dei propri limiti sta facendo arrivare della liquidità alle banche ma non può fare molto per prevenire che gli insolventi vengano forzati al default.
La Merkel è contro l’idea che la BCE venga investita del ruolo di prestatore di ultima istanza, si rifiuta di condividere i propri bilanci con i paesi in difficoltà e si rifiuta di dare il via agl’ eurobond.
Le banche Europee stanno disperatamente cercando fondi, ma gli americani stanno togliendo i propri soldi assieme ad altri investitori, lasciando cosi le banche europee alla dipendenza della BCE per i contanti a breve termine. Se dovesse arrivare un credit crunch la recessione si potrà considerare un male passato?
Secondo i cinici tutto ciò serve la Merkel: i creditori fuggono dai rischi e mettono i soldi in bond più sicuri facendo si che i tassi di interesse tedeschi restino bassi. I problemi della Grecia stanno tenendo l’euro basso, molto più basso di quanto non sarebbe valutato altrimenti, e così facendo le esportazioni tedesche stanno andando alla grande, e gli elettori tedeschi sono felici che la Merkel dia lezione agli altri paesi sulla base della prudenza e del duro lavoro della Germania. La Merkel si è guadagnata il soprannome di “Madame Nein” e continuerà a dire non finche Bruxelles non si deciderà a controllare le spese, le tasse, e le politiche fiscali di tutti i membri dell’Euro-zona.
Il 9 Dicembre, riprenderanno i lavori su l’ultimo pezzo di design della struttura architettonica dell’unione europea. In quella data vi sarà una riunione in cui lo squalo ossia l’Unione Europea riprenderà i propri movimenti in avanti, a meno che molti dei paesi membri non decidano di abbandonare l’unione e diventare parte di ciò che ormai si chiama il “quarto reich”.
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