(ASI) Le rivolte in Libia ed in Siria hanno portato notevoli profitti nelle casse delle società di armi in Belgio, paese di solito collegato nell’immaginario collettivo alle istituzioni dell’Unione Europea.
(ASI) Le rivolte in Libia ed in Siria hanno portato notevoli profitti nelle casse delle società di armi in Belgio, paese di solito collegato nell’immaginario collettivo alle istituzioni dell’Unione Europea.
In realtà il Belgio è uno dei principali esportatori Europei di armi, ricoprendo una fetta di mercato pari al 32% ed esportando in Africa, e i Medio Oriente .
La compagnia FN Herstal (www.fnherstal.com ) è la principale azienda belga coinvolta in questo traffico di armi, e la stessa azienda firmò nel 2008 un contratto con il colonnello Muammar el-Qaddafi da 12 milioni di euro impegnandosi ad armare al 32° brigata. E’ interessante notare inoltre che i governo della Vallonia è l’unico azionista della FN Herstal, e non a caso è anche il responsabile per il rilascio delle licenze di esportazione, e non sorprende quindi che lo stesso governo abbia anche autorizzato la licenza di esportare le armi in Libia. Già durante la guerra fredda, secondo il New York Times la Herstal, rifornì Qaddafi con decine di migliaia di FN FAL (Fusil Automatique Lèger) dotati di proiettili NATO (7.62x51).
Tra le responsabilità della regione della Vallonia, in Belgio vi era quella di controllare il contratto con la Libia, in modo tale da assicurare che non ci fossero rischi di violazione dei diritti umani. Nel documento emesso dalle autorità responsabili, vi sono chiari riferimenti ai rischi in caso di avvenuto accordo. Il documento avvertiva che tale vendita avrebbe violato sia il criterio 2 “rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale” che il criterio 7 “ rischio che il materiale possa essere dirottato dal paese acquirente ed esportato nuovamente in condizioni non auspicabili”, del documento conosciuto come “European Common Position on Arms Sales”, ossia “La Posizione Comune dell’Unione Europea in merito alla vendita di armi”.
Nonostante il governo Vallonico fosse chiaramente a conoscenza dei rischi, autorizzò l’esportazione che includeva : fucili d’assalto, fucili mitragliatori, mitragliatrici, granate, e vari accessori come lancia granate e silenziatori, giustificati in quanto servivano per proteggere un convoglio umanitario diretto in Darfur.
Secondo un documento recente delle Nazioni Unite elaborato dalla commissione internazionale per l’inchiesta sui diritti umani in libia, la 32° brigata non era famosa per la protezione dei convogli umanitari, ma per le torture perpetuate.
Molte delle armi dal Belgio sono ora in circolazione in Libia e probabilmente anche altrove in Africa occidentale alimentando tensioni e conflitti.
I fucili FAL sono stati usati in gran numero nella guerra del 2011, ed il prezzo è sceso incredibilmente dalla fine del conflitto, da un picco di $2,000 a fucile, lo stesso può essere acquistato oggi a Tripoli per $600.
Naturalmente questa storia avrà ripercussioni sul governo del Belgio che è già sotto l’accusa di aver giocato un ruolo nella primavera araba. Il conflitto in Siria potrebbe essere un nuovo possibile mercato, anche come conseguenza del fatto che diversi paesi limitrofi hanno espresso la volontà di armare i ribelli che si oppongono al governo di Bashar al-Assad. Quanta responsabilità ricadrà sul Belgio e su altri paesi europei nella proliferazione di armi nella regione resta da vedere.
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